Saguaro 35: Oltre l'orizzonte, la recensione

Saguaro giunge al termine con il numero 35, intitolato Oltre l'orizzonte, un vero e proprio fiore all'occhiello per Sergio Bonelli Editore

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


Condividi

Saguaro giunge al termine con il numero 35 di questo mese, intitolato Oltre l'orizzonte. La serie di Bruno Enna ha esordito nel maggio 2012 e doveva essere originariamente una miniserie, addirittura una graphic novel in prima battuta. Con il senno di poi era probabilmente quest'ultima la formula più consona per tale progetto. La soluzione mensile e regolare adottata per un soggetto tanto sfidante ed esigente non ha incontrato i gusti dei lettori abituati a personaggi più iconici e facilmente identificabili.

La storia di Thorn Kitcheyan è ambientata agli inizi degli anni '70 e incentrata su di un reduce del Vietnam di origini Navajo. La vicenda inizia con l'ex militare che fa ritorno alla propria città natale, Window Rock, in Arizona, deciso a intraprendere un nuovo percorso in cui l'azione si intreccerà con una ricerca interiore delle sue origini e del suo passato. Il protagonista merita il soprannome che si è guadagnato nella comunità per il suo carattere che ricorda il cactus gigante delle sue terre, imponente e minaccioso ma fonte di vita preziosa. Thorn è irascibile e irruento ma sempre pronto a dare la vita per una giusta causa. Non crede nelle tradizioni del suo popolo ma le conosce e le rispetta. È un eroe di stampo classico, tutto d'un pezzo, ma non nasconde contraddizioni e rivela debolezze che spesso lo portano a scelte avventate, guidate dalla collera, un comportamento tipico dell'uomo bianco con cui ha condiviso un lungo periodo della propria esistenza.

Quest'ultimo episodio raccoglie le trame sparse lungo i precedenti albi che la dura legge del mercato ha voluto venissero risolte nell'ultima manciata di uscite. I rapporti con il vicedirettore del Federal Bureau di Albuquerque, Clive Waters, quello con la compagna Kai, con i colleghi dell'unità speciale dei Falchi-Lupo e con l'amico fraterno della sua adolescenza, Nastas Begay, divenuto presto un avversario, trovano una degna e convincente conclusione insieme agli intrighi e alla storie di corruzione che hanno mosso i pezzi grossi dell'F.B.I. Ma al di là dell'avventura e dei colpi di scena giostrati con sapiente maestria da Enna, autore di eccellenti sceneggiature, rimane il valore intrinseco di questo fumetto che ha riportato in primo piano i problemi e le vicissitudini dei nativi americani che ancora oggi non conoscono pace e giustizia definitiva. Nella splendida pagina di commiato ai lettori, in seconda di copertina, l'ideatore della testata scrive:

Anche volendo, noi non potremo mai e poi mai sapere che cosa significhi veramente perdere, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, la nostra identità, la nostra cultura, la nostra anima.

Saguaro è riuscito tuttavia a trasmetterci una scheggia di tale consapevolezza, facendoci immedesimare nel suo dramma, un frammento di quello provato dal suo popolo. Il trasporto è stato reso possibile grazie all'apporto del team di artisti che abbiamo potuto apprezzare nel corso della collana: Luigi Siniscalchi, Fabio Valdambrini, Davide Furnò, Fabrizio Busticchi, Luigi Mignacco, Pier Nicola Gallo, Marco Foderà, Elisabetta Barletta, Paolo Armitano, Ivan Vitolo, Alessandro Vitti, Luana Paesani, Alessandro Pastrovicchio, Italo Mattone e Gianluca Gugliotta.

Difficile dunque individuare una pecca determinata per quest'opera, causa della sua prematura fine; un pizzico di fortuna e di tempismo in più avrebbero aiutato. Fosse uscita oggi, con gli sforzi promozianali e di immagine a cui Sergio Bonelli Editore ha dato fondo ultimamente, forse avrebbe potuto attestarsi come un vero e proprio fiore all'occhiello per la casa editrice milanese.

Continua a leggere su BadTaste