Saga vol. 8, la recensione

La recensione dell'ottavo volume di Saga, scritto da Brian K. Vaughan per i disegni di Fiona Staples

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Saga vol. 8, pag. 5

Dopo la straziante conclusione del volume precedente, Saga prosegue facendo i conti con l'interruzione di gravidanza del secondogenito di Alana e Marko, e portando i due genitori sul pianeta Pervious, dove si trova la clinica di Aborto City che permetterà loro di lasciarsi alle spalle il figlio mai nato. Anche se ancora un feto, la perdita di un bambino non è qualcosa che una famiglia possa dimenticare in poco tempo, e infatti il pensiero del frutto del loro amore li inseguirà a lungo e in forme sorprendenti.

La copertina di questo ottavo volume ci mostra un'Alana a cavallo di una creatura equinomorfa, con una giacca di pelle e un cappello a falda larga, in una posizione nella quale potremmo aspettarci di vedere un giovane Clint Eastwood; la vicenda assume infatti sfumature da racconto western, tra pianure desertiche, agguati, banditi e assalti al treno. I richiami di questo genere narrativo sono evocati anche dalle tinte molto calde o molto fredde delle ambientazioni, così come da alcune tematiche e situazioni a cui la vicenda giunge.

Il cast di Saga è in costante mutamento: oltre ad Hazel - da voce narrante a vera e propria terza protagonista del fumetto - anche il principe Robot IV sembra stia assumendo un ruolo sempre più rilevante. Compagni e avversari sono inoltre impegnati in missioni parallele, attraverso le quali l'intreccio si fa più elaborato e ci consente di osservare altri frammenti delle conseguenze della guerra tra Wreath e Landfall, prima di vedere queste sottotrame confluire nel filone narrativo principale.

Il contrasto tra scienza e magia non si limita a essere l'elemento che divide i due pianeti in conflitto e irrompe prepotentemente nella famiglia protagonista grazie a un'evoluzione sorprendente, ma di cui non è ancora chiara l'effettiva utilità.

Il fumetto di Brian K. Vaughan e Fiona Staples ha delle regole che cominciano a scadere nel manierismo, e per quanto la lettura sia sempre di alta qualità, l'appuntamento con il cliffhanger risulta quasi forzato e il continuo passaggio da un piano narrativo a un altro priva alcune sequenze dello spazio necessario per essere sviluppate e approfondite quanto necessario.

Ciò che resta costante è l'attinenza con l'attualità e le tematiche sociali: se sentire citare il fidget spinner appare abbastanza fuori luogo, è ammirevole il modo in cui vengono trattati argomenti come la violenza sulle donne, l'identità dell'embrione, il concetto di famiglia e di diversità. Tra situazioni pericolose, drammi personali e ironia, Saga continua a parlarci del mondo che abbiamo attorno, come ha fatto e deve continuare a fare la miglior fantascienza.

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