Saga vol. 2, la recensione
Fresco di tre Eisner Awards, riecco Saga, nel secondo volumetto edito da Bao
Caporedattore, ex grafico e illustratore, appassionato di tutto ciò che è narrazione per immagini.
Saga, creato con la talentuosa cartoonist canadese Fiona Staples, è solo l’ultima delle sue opere di successo e, fresca di tre Eisner Award (Miglior serie regolare, Miglior nuova serie, Miglior sceneggiatore), è da poco tornata nelle fumetterie italiche con il secondo volumetto edito da Bao. Con questi sei nuovi episodi si conferma come ciò che di meglio possa offrire il fumetto statunitense: personaggi vivi e tridimensionali, una trama intrigante, dialoghi sopraffini e situazioni incredibili.
Noi siamo piccoli, ma l’universo no.
Ho sempre odiato le commedie romantiche.
Bugia.
La grandezza di Vaughan sta nel non tralasciare alcun elemento di contorno. E così ci troviamo a parteggiare persino per gli inseguitori della famiglia, uno su tutti Il Volere, letale cacciatore di taglie dall’animo sensibile, accompagnato dal delizioso Gatto Bugia: un felino che non sa trattenere l’istinto di sottolineare ogni menzogna pronunciata in sua presenza. Vaughan ama da sempre caratterizzare i suoi personaggi con capacità dialettiche sovrannaturali, se vogliamo, delle varianti del verbo del reverendo Jesse Custer, protagonista di Preacher. L’autore è infatti un grande estimatore del capolavoro di Garth Ennis e Steve Dillon, come dimostrano i diversi riferimenti ad esso in tutte le sue opere. Gatto Bugia è un piccolo geniale esempio di questa tendenza dello scrittore di Cleveland, che rende la lettura di Saga ancora più divertente.
Le tavole di Fiona Staples, attraverso una sintesi basata sul digitale e un tratto ormai riconoscibile, rappresentano meravigliosamente le situazioni più intimiste come quelle prettamente sci-fi. Il talento di questa artista è definitivamente sbocciato grazie alle sceneggiature di Vaughan e siamo certi continuerà a stupirci per molto tempo ancora.