Saga of Tanya the Evil 1, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Saga of Tanya the Evil, opera di Chika Tojo
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
L'enorme successo internazionale dell'adattamento anime dei romanzi (disponibile sulla piattaforma streaming di Crunchyroll) è stato un biglietto di presentazione tutt'altro che trascurabile per Planet Manga; l'etichetta dedicata al Fumetto orientale di Panini Comics ha presto annunciato una serializzazione mensile del seinen targato Kadokawa, tant'è che per il prossimo 30 agosto è prevista l'uscita del quinto volume.
La tecnologia di questo mondo ha una natura totalmente diversa da quella a cui siamo abituati, così come l'ingegneria bellica, fondata non sulla scienza ma sulla magia. Le truppe di terra possono perciò contare sul supporto di speciali reparti volanti, i Maghi dell'Aviazione. Non c'è limite d'età per farne parte, basta avere i requisiti necessari. Al tal proposito, la protagonista è uno straordinario prodigio di poco più di dieci anni, una ragazzina dal talento e dall'intelligenza fuori dalla norma. È stata inquadrata nell'esercito con un grado da ufficiale e non ha nulla che l'accomuni ai suoi coetanei; un cinismo inquietante la rende spietata con i nemici e insensibile verso chi la circonda, guidata unicamente da un egoismo smisurato e da un'ambizione senza limiti o compromessi.
Il racconto della Tojo, di cui abbiamo già apprezzato lo stile accattivante in Code Geass - Oz The Reflection, è brillante e spigliato; entra subito nel vivo dell'azione per poi presentarci con un flashback lo strabiliante antefatto. Le didascalie, come schede di approfondimento, spiegano eventi e personaggi appartenenti alla nostra cultura ed esperienza, e unite al tratto alquanto realistico, risultano in contrapposizione con il soggetto di genere fantastico, con la sua paradossale protagonista, con i frequenti salti nella nostra dimensione e gli interventi del soprannaturale; il tutto produce una sensazione dal sapore esotico che rende ogni tavola particolarmente intrigante.
Non c'è traccia di sospensione dell'incredulità, e forse questo effetto è volutamente evitato dall'autrice, così che il lettore sia conscio di essere di fronte a un colossale meccanismo ludico da scoprire e godere come un gioco, un divertimento narrativo che assomigli a una riflessione sull'insensatezza dell'esistenza.