Safe House - Nessuno è al sicuro, la recensione
Safe House - Nessuno al Sicuro doveva essere un film tagliato sui suoi due attori e così è. Uno però ruba la scena all'altro...
Sempre più uguale a se stesso e sempre più ricco di sfumature Denzel Washington è il corpo che dà movimento diretto o indiretto a Safe House - Nessuno al Sicuro.
E' proprio nell'alternanza dell'attenzione dello spettatore sul parlato, sui dialoghi tra i due attori che occupano tutta quella parte di film che non è occupata dai pure buoni inseguimenti e agguati, che Denzel Washington schiaccia Reynolds e conquista la luce in un film che lo mette più a suo agio del solito. Sarà che il personaggio di chi la sa lunga sulla vita, sulla violenza e sui complotti sembra essere dentro un attore che lo porta con sè anche nei film più improbabili.
Daniel Espinosa guarda tanto al Greengrass dei suoi Bourne, un modello palesemente irragiungibile, ma che crea alcuni sprazzi di buona azione in cui il movimento della macchina da presa corrisponde a quello frenetico dei protagonisti, in cui le cose da fare sono sempre più di una alla volta e in cui Città del Capo sembra una città americana.