Sacred Heart, la recensione

Abbiamo recensito per voi la graphic novel di Liz Suburbia intitolata Sacred Heart

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Sui giovani d’oggi ci scatarro su.

Sacred Heart, anteprima 01Se Manuel Agnelli vedesse i giovani di Alexandria, la sua reazione sarebbe sicuramente quella espressa nella canzone degli Afterhours. Nell’anonima cittadina, infatti, la vita scorre stancamente, scandita da lezioni noiose e concerti di band punk-hardcore. Non ci sono vincoli o imposizioni di alcuna sorta: gli adulti, infatti, sono andati via e un giorno forse faranno ritorno. L’apatia è dilagante e viene interrotta solo da feste dall’alto tasso alcolico. Di recente, anche da una serie di misteriosi omicidi.

Seguiamo le vicende di Ben, ragazza dal carattere introverso e ribelle, del suo migliore amico Otto e della vasta schiera di comprimari che popolano la loro vita. Come in un moderna e triste Città dei Balocchi, le giornate dei personaggi non presentano particolari spunti d’interesse, le ore passano frivole e combattere la noia sembra essere l’unico collante.

Il micro-cosmo di Alexandria è racchiuso nelle pagine di Sacred Heart, graphic novel di Liz Suburbia apparsa originariamente a puntate sul sito dell’autrice e in seguito pubblicata integralmente da Fantagraphics. Ora, grazie all’attento lavoro di Eris Edizioni, questo lucido spaccato generazionale è disponibile anche in Italia.

Sacred Heart, anteprima 02Partendo da una solida e canonica base da teen-drama, l'autrice distorce esaspera alcuni tratti peculiari dell’ampio cast di personaggi: privi delle regole genitoriali, i ragazzi si lasciano andare permettendo al lato “selvaggio” di emergere. Il sesso, la droga e l’alcol diventano catalizzatori della loro rabbia, del disagio, della frustrazione che nasce da quella particolare età.

Come il Punk nacque nella seconda metà degli anni ’70 come forma di protesta nei confronti del perbenismo imperante, così la violenza tipica dell’adolescenza qui emerge in quanto espressione di ribellione; in Sacred Heart, però, non esistono autorità cui opporsi: senza antagonisti tutto diventa vuoto, la furia iconoclasta non può essere convogliata verso falsi miti da abbattere, facendo sì che l’intera popolazione sfoci in quello stato di apatia di cui sopra.

Se guardiamo oltre le stupide risse, il sesso annoiato e depravato, oltre l’ennesima sbronza da coma etilico, troviamo la lucida analisi del contesto in cui i millennials vivono. Lontana dal voler essere didascalica, la narrazione utilizza temi spesso abusati - la vita in provincia, l’assenza dei genitori, i dolori della crescita, la diversità - ma riarrangiati in maniera originale, evitando così il pericolo della ridondanza.

Sacred Heart, anteprima 03La lettura scorre piacevole, crea un’immediata empatia con il fruitore, che si ritrova a rivivere situazioni universali in grado di appassionare, far sorridere, scioccare e riflettere sulle problematiche della crescita, sulla mancanza di riferimenti, sulle scarse opportunità offerte dal contesto sociale in cui viviamo. Il merito è della sensibilità con la quale la Suburbia racconta e si racconta (non è difficile rintracciare in Ben alcuni aspetti autobiografici), unitamente alla riuscita caratterizzazione dei personaggi e allo sviluppo organico della vicenda.

A rendere ancora più gradevole il tutto, lo stile artistico della Suburbia, fortemente influenzata dalla scena americana indipendente. Il tratto morbido accompagna splendidamente le diverse fasi del racconto, esaltandone la componente emozionale. Quest’ultima in particolare è importantissima per la riuscita del volume: grazie all’attento lavoro dell’autrice, i dettagli esprimono al meglio gli stati d’animo dei personaggi; funzionale la scelta del bianco e nero, in grado di trasmettere una sensazione di abulia e indolenza.

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