Ryuko vol. 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo volume di Ryuko, di Eldo Yoshimizu: un'opera sorprendente!

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Ryuko vol. 1, anteprima 01Ci vuole coraggio, amore per le sfide, per pubblicare in Italia un autore indipendente giapponese, così come ci vuole bravura ed esperienza per riconoscerne meriti e talento. Applaudiamo l'iniziativa di BAO Publishing che ha permesso di far arrivare sui nostri scaffali il primo dei due volumi di Ryuko, opera di Eldo Yoshimizu. L'artista e scultore nipponico è all'esordio con questa autoproduzione già distribuita in Francia da Lézard Noir.

La storia è un action crime appartenente al cosiddetto genere gekiga, ovvero un manga contenente scene drammatiche, filone che ebbe parecchia fortuna negli anni Settanta e che vanta come caposcuola ed esponente di spicco Golgo 13 (1969, Shogakukan), di Takao Saitou.

La protagonista che dà il nome all'opera è l'avvenente boss di una potente banda della Yakuza, la Società del Drago Nero, che gestisce grossi affari in Medio Oriente. In seguito a un colpo di stato avvenuto nell'immaginario regno di Forossoyah, sul Mar Nero, la donna accetta di prendersi cura della figlia dell'ex sovrano, la piccola Barrel. Diciotto anni dopo, il clan di Ryuko viene violentemente attaccato: per lei è l'inizio di uno sconvolgimento che manderà all'aria ogni sua certezza, ogni verità in suo possesso.

Yoshimizu orchestra un complesso intreccio di spionaggio internazionale nel quale si incastrano le vicissitudini del variegato cast di personaggi che incarnano i temi principali di questo affascinante affresco, fatto di amicizia, onore, lealtà e vendetta. La notevole potenza narrativa di queste pagine, spesso spietate, risiede in primis nella parte grafica, che mostra un tratto di una qualità e una raffinatezza singolari. Difficile catturarne con poche parole lo stile, flessuoso e graffiante, che evidenzia contaminazioni non solo da maestri squisitamente gekiga come lo stesso Saitou o Goseki Kojima ma anche da altri grandi nomi come Rumiko TakahashiLeiji Matsumoto.

Ryuko vol. 1, anteprima 02Impossibile non pensare a loro due in particolare ammirando la fisicità essenziale eppure straripante dei corpi femminili. Ma le influenze non finiscono qui e non si fermano al Giappone: sfogliando Ryuko vengono alla mente perfino i nostri Dino Battaglia e Guido Crepax.

Insomma, ci si potrebbe sbizzarrire parlando del tratto di Yoshimizu, che è un puzzle di stilemi, un crogiolo di provenienze diverse. Sono tutte annegate e amalgamate in un unicum personale davvero stupefacente, testimone di uno spirito creativo estroverso, talvolta esuberante nelle prospettive e nelle linee cinetiche attraenti ma toste da decifrare.

Anche il layout della pagina meriterebbe un'analisi accurata, mentre per quanto riguarda la sceneggiatura, consciamente o no, il sensei ha certamente ben presente la filmografia di Quentin Tarantino. Si è infatti divertito con pupe, spade e calibri pesanti, giocando su più piani temporali, smontando e ricomponendo sequenze cronologiche che non scalfiscono la logica del racconto, ma richiedono al lettore un'attenzione superiore rispetto un qualsiasi fumetto orientale.

Questo perché Ryuko non è un manga qualsiasi, a partire dalla pregiata edizione cartonata scelta da BAO Publishing, o dalla grammatura della carta. Nella sua totalità, il prodotto finito perde ogni etichetta, ogni connotato discriminante e diventa qualcosa di prezioso e speciale: un'esperienza consigliata a qualunque appassionato di Nona Arte.

Ryuko 1, disegni di Eldo Yoshimizu

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