Russian Doll: la recensione
Russian Doll, la nuova serie di Netflix, è un'ottima dramedy sul dolore e sull'accettazione: la nostra recensione
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La protagonista di Russian Doll muore continuamente, e continuamente resuscita per ricominciare il loop daccapo. Il paragone con il classico Ricomincio da capo e il più recente e sanguinolento Auguri per la tua morte è immediato, ma non esaurisce il discorso. Infatti, se da un lato la nuova serie di Netflix si pone fin dalla premessa come l'ennesima variazione su quel canovaccio, lo svolgimento la conduce verso un altro tipo di narrazione. Allora Russian Doll, ideato dal trio al femminile Amy Poehler, Natasha Lyonne e Leslye Headland, si avvicina più al territorio di altro prodotto recente di Netflix, Maniac. Due anime solitarie rinnegano dolori e sofferenze che li consumano dall'interno, mentre un'esperienza dai contorni sovrannaturali le avvicinerà.
Ogni storia di questo genere porta in dote con sé un'idea di racconto di formazione. Come Scrooge intrappolato in uno strano viaggio nel tempo in una notte lunghissima, anche questa persona è condannata a rivivere in continuazione certe situazioni finché non sbloccherà qualcosa. C'è quindi sempre un mistero da risolvere, una risposta che va trovata ad un perché. E non è tanto il meccanismo investigativo a colpire, quanto il fatto che la risposta è legata direttamente al genere di storia narrata. In Ricomincio da capo, con un tono da commedia, si tratta di trasformare una persona cattiva in buona, in Auguri per la tua morte, più slasher, bisogna trovare un assassino (migliorando se stessi), in Russian Doll il mistero coincide con il cuore del dramma vissuto dai protagonisti.
Natasha Lyonne, ideatrice, protagonista e regista, è il volto simbolo della serie. Carica il peso della storia sulle proprie spalle, aderisce a tutte le sfumature di Nadia, in ogni istante, anche quando è solo chiamata a far ridere, veicola un bagaglio di conoscenza sul personaggio che mostra tutta la dedizione all'interpretazione. In Orange is the New Black era uno dei volti più interessanti, qui i riflettori sono tutti per lei. A proposito, nel cast figura anche Dascha Polanco, anche lei nella serie carceraria.
Come Maniac, Russian Doll è una storia di accettazione, una fuga inconsapevole da diverse forme di dolore, che trova sfogo in qualcosa che non deve avere necessariamente una spiegazione razionale. Dove non arriva la razionalità, e dove un intreccio confuso negli ultimi episodi porrà alcuni dubbi, arriva un finale perfetto, che ricompone tutti i frammenti dei moltissimi specchi rotti nel corso della storia.