Non c’è speranza nell’universo di gioco di
RunGunJumpGun, dove tutta l’azione si svolge in un sistema solare morente e su tre planetoidi governati da altrettanti lord malvagi, impegnati a difendersi dalle scorribande del nostro alter ego digitale. è un setting che dà all’intera produzione una narrativa ben sofisticata per il genere, e uno humor nero che la pervade in ogni suo momento, ma soprattutto trasmette efficacemente il senso di urgenza e precarietà che è alla base del gameplay.
RunGunJumpGun è arcade gaming allo stato puro, un gioco come li facevano un volta possibile solo grazie all’enorme crescita del mercato indie degli ultimi anni, che però non scimmiotta né un genere né un epoca emergendo anzi con una personalità tutta sua.
Le regole del gioco sono semplici, come il titolo suggerisce tutto si impernia su meccaniche run ’n’ gun, nelle quali la corsa automatica del protagonista può essere gestita solo dai tasti deputati allo sparo, che è possibile dirigere in avanti, per distruggere gli ostacoli e i nemici, e in basso, per utilizzarlo come propulsore verticale, saltando ostacoli o facendo slalom lungo le geometrie dei livelli. La meccanica di gioco di base è davvero tutta qui, con il giocatore chiamato a raggiungere la fine del livello raccogliendo quanti più atomiks (semplici collectibles necessari a sbloccare i livelli successivi) possibili, mentre è impegnato a non morire. Ogni livello è frenetico e non dura più di venti secondi, neanche il tempo di finirne uno che subito c’è una nuova sfida.
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Pura estetica arcade[/caption]"il trial and error è spinto a livelli estremi, senza però essere mai frustrante, tanto dinamica e veloce e l’azione"
Si muore spesso e volentieri, il trial and error è spinto a livelli estremi, senza però essere mai frustrante, tanto dinamica e veloce e l’azione, imparando la lezione di quell’incredibile capolavoro che fu Super Meat Boy. La curva di apprendimento infatti è morbidissima, in aperto contrasto col ritmo senza posa che viene imposto al giocatore; si parte con dei livelli semplicissimi, in cui il salto controllato dal fucile al plasma del protagonista consente ampi margini di errore e manovra, per arrivare a intricate combinazioni di muri da aggirare, seghe circolari da evitare e muri di abbattere. Livello dopo livello si muore, si impara e non ci si ferma davvero mai per riflettere o abbattersi, godendosi ogni successo e ogni fallimento.
Il più grande pregio di
RunGunJumpGun è dunque l’immediatezza di un’azione che non lascia mai spazio alla riflessione, ma che impone di giocare quasi senza pensare a quello che si fa. Come un arcade vecchia scuola, ai quali l’aspetto grafico si rifà in toto, omaggiando la old school 8 bit, l’intera produzionesi impernia su un semplice concept di gioco e questo, forse, è l’unico suo limite, capace di perfezionare sino allo stremo la sua formula senza però riuscire a variare sul tema. Si tratta tuttavia di un difetto relativo, che non va inteso in senso limitante ma come consapevolezza nell’acquisto. Dando una possibilità a
RunGunJumpGun vi ritroverete tra le mani un arcade vecchia scuola che più non si può, capace di appagare gli amanti dell’azione più sfrenata alla ricerca di un gioco nel quale si agisce molto e si pensa poco.