Runaways vol. 3: Ciò che è stato, la recensione

Continua inarrestabile il revival dei Runaways, la prima storia davvero convincente dai tempi della loro serie originale

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Runaways #13, anteprima 01

Non sono poi molti i fumetti di super eroi attualmente pubblicati in grado di risultare realmente appassionanti una volta superata la dozzina di uscite. Il revival di Runaways firmato da Rainbow Rowell e Kris Anka è senza dubbio uno di questi.

Lanciata nel 2017, la serie Marvel ha saputo riunire vecchie e nuove conoscenze del titolo creato da Brian K. Vaughan e Adrian Alphona presentandoci una squadra pronta ad affrontare le sfide – a livello personale e collettivo – che le si parano dinanzi.

Con l’esplosivo volume d’esordio, Tornare a casa, siamo entrati in sintonia con le versioni "aggiornate" di Gertrude, Chase, Molly, Nico, Victor Mancha, Karolina e del dinosauro Vecchi Merletti, esplorando i dubbi, le ansie e i pensieri più intimi di questo manipolo di ragazzi segnati dalle rispettive vicende familiari.

Proprio dal passato fa ritorno una minaccia che potrebbe cancellare la razza umana: i Gibborim - o meglio, i figli delle divinità che i lettori della serie originale ben conoscono - giunti a reclamare il pianeta tramite Orgoglio, la cabala criminale al loro servizio composta dai genitori dei protagonisti.

Il messaggio è chiaro: i protagonisti, eredi di quel gruppo, hanno sette giorni per consegnare ai nuovi Gibborim un’anima da sacrificare, altrimenti lo sterminio avrà inizio. Oltre alla ricerca spasmodica di una soluzione, il gruppo di giovani eroi riluttanti deve affrontare il rientro in scena di Alex Wilder, avvenuto nel sorprendente finale di Migliori amici per sempre?

Dalle prime battute risulta chiaro lungo quali binari la Rowell intende condurre questo terzo arco narrativo di Runaways, edito da Panini Marvel Italia nel volume Ciò che è stato: da un lato esasperare i problemi dei protagonisti, alle prese con una minaccia di livello cosmico; dall’altro continuare a studiare le interazioni tra loro, sviluppando rapporti di amicizia (Chase e Molly) e amorosi (Gert e Victor, Karolina e Nico) per poi sconvolgere il tutto con la rentrée di Alex e vedere chi o cosa resterà in piedi.

"Si tratta del primo ciclo di storie dedicato a questi personaggi davvero convincente dai tempi del glorioso titolo originale."Se la storia portante scorre impetuosa, raggiungendo l’apice con un colpo di scena di grande rilevanza, tante piccole sottotrame (la ricerca di un corpo per Victor, la genesi e l’evoluzione dei poteri magici di Nico, la conflittualità tra Alex e Chase) vengono portate avanti in parallelo, arricchendo lo spettro emozionale della lettura. Complice la sua formazione di scrittrice di romanzi Young Adult, la Rowell è perfetta nel caratterizzare i Runaways, portando avanti una crescita personale coerente (e spesso dolorosa) per ognuno di loro.

Risulta altrettanto decisivo l’apporto del solito Anka al tavolo da disegno, coadiuvato da David Lafuente e Takeshi Miyazawa. Tocca al secondo aprire le danze con il suo inconfondibile tratto cartoony, introducendo le mostruose creature di cui sopra. Il terzo capitolo dello storyarc è firmato dall’artista canadese di origini asiatiche ed è interamente dedicato al dinosauro di casa: la vita dei Runaways ci viene così mostrata attraverso gli occhi del maldestro Vecchi Merletti, in un episodio muto in cui Miyazawa dà fondo al suo efficace storytelling. Il titolare Anka chiude il tutto con la sua sintesi sopraffina, dimostrandosi ancora una volta il perfetto interprete di questa serie che coniuga gli aspetti più riflessivi e dinamici del Fumetto supereroistico.

Giunta al terzo volume, dunque, la più recente iterazione di Runaways risulta un lavoro curato, ben pensato e strutturato a dovere. A conti fatti, si tratta del primo ciclo di storie dedicato a questi personaggi davvero convincente dai tempi del glorioso titolo originale, nonché uno dei pochi revival in generale a funzionare fino in fondo, di questi tempi. Scusate se è poco.

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