Runaways vol. 2: Migliori amici per sempre, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Runaways, di Rainbow Rowell e Kris Anka
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
The Runaways are back in town, parafrasando i Thin Lizzy. Superate mille peripezie, morti varie e la distruzione del multiverso così come lo conoscevamo, la rediviva Gertrude, Chase, Molly, Nico, Karolina, Victor Mancha e il dinosauro Vecchi Merletti sono nuovamente insieme.
Nei sei capitoli dello storyarc Migliori amici per sempre, l’attenzione viene catturata dalle problematiche connesse al quotidiano (Chase e Nico sono alla ricerca di un lavoro per sostenere il gruppo), alla convivenza (la particolare condizione di Victor e Gert) e agli amori che incontrovertibilmente segnano la giovinezza di chiunque: che tu sia una divinità, una testa senza corpo, una viaggiatrice del tempo o un membro degli Avengers poco importa, l’amore arriva e tutto travolge.
In un periodo in cui i pesi massimi della Marvel sono impegnati in un fresh start, i Runaways perpetuano la lezione impartita da Brian Michael Bendis su Ultimate Spider-Man, da personaggi come Ms. Marvel o da serie come Champions e continuano a riscaldare il cuore con vicende giovanili spassose ma dotate di grande profondità e coerenza. Grazie alla grande maestria della scrittrice – che nella sua carriera ha firmato diversi romanzi Young Adult – questo fumetto si impone per la freschezza dei testi e la capacità di trattare temi delicati con classe.
Le atmosfere da sit-com e le suggestioni da teen drama fanno passare in secondo piano la natura supereroistica della serie, e osservando il risultato finale non possiamo che esultare per le enormi potenzialità di Runaways, testata che può vantare il notevole apporto artistico di Kris Anka. Lo stile del fumettista statunitense riesce a coniugare con grande eleganza gli elementi di una scrittura che scorre principalmente su due binari diversi: da un lato, veloce e dinamica; dall’altro, intima e riflessiva. Sfruttando il suo stile sintetico, caratterizzato da un tratto netto e pulito, Anka regala una prova più che convincente, ideale per enfatizzare ogni aspetto della storia.
Lontano da minacce cosmiche o tiranni dispotici, i Runaways hanno fatto il loro ritorno sulla scena in modo valido e affascinante. Messa nelle mani di un’autrice che ben conosce la materia, la serie ha nuovamente davanti a sé un futuro radioso, come non accadeva dai tempi di Brian K. Vaughan e Adrian Alphona.