Runaways 1x06, "Metamorphosis": la recensione

La nostra recensione del sesto episodio della prima stagione di Runaways, intitolato "Metamorphosis"

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Alex, Nico, Karolina, Molly, Chase e Gert sono decisi a portare avanti il loro piano volto allo smascheramento delle azioni criminali dei loro genitori: nonostante alcune fisiologiche titubanze e posizioni non sempre così nette, i protagonisti hanno visto coloro che li hanno messi al mondo, persone encomiabili agli occhi di tutti, uccidere (almeno) una loro coetanea, con tanti altri ragazzi misteriosamente scomparsi.

Un gala organizzato dalla signora Minoru funge da occasione per provare a rubare alcuni codici segreti che potrebbero finalmente fare chiarezza sulle operazioni in cui è coinvolto il PRIDE. L'evento, immancabilmente, si trasforma anche in un momento imprevedibile quanto rivelatore: nuovi segreti vengono alla luce, e certe cose cambiano forse per sempre.

Il risveglio del misterioso Jonah, l'uomo che sembra essere il burattinaio in grado di tirare, da anni, tutti i fili, ci permette inoltre di dare uno sguardo al passato, mediante alcune sequenze in flashback: è così che finalmente scopriamo la verità dietro lo strano macchinario dentro il quale sono morti Destiny e altri runaways.

Giro di boa: con il sesto episodio di Runaways abbiamo infatti superato la metà della prima stagione dello show. Il giudizio, finora, è sostanzialmente positivo, anche se proprio questo capitolo ci dà conferma di un sensibile e apparentemente progressivo calo qualitativo dello spettacolo proposto, i cui primi segnali li avevamo già avuti in quanto mandato in onda la scorsa settimana. La sensazione è quella che lo storytelling decompresso stia divenendo il proverbiale tallone d'Achille di Runaways: se nelle prime battute avevamo apprezzato determinate tempistiche di narrazione, giudicate come una scelta precisa volta a presentare al meglio i personaggi e impostare il setting più funzionale possibile, adesso non possiamo non denotare come in molte sequenze degli episodi si avverta un po' di stanca, con il racconto che si arzigogola su se stesso. Non è comunque assolutamente il caso di gettare la spugna: al netto di un capitolo della storia appena sufficiente in termini complessivi, abbiamo anche notato come alcune tessere del racconto siano finalmente andate al loro posto. Probabile, dunque, che già dal settimo episodio si assista a un'accelerata narrativa, che ci porti, con un rush finale, sino al climax di questa stagione.

In particolare, l'ingresso "a gamba tesa" di Julian McMahon nella storia, già avvenuto brevemente nello scorso episodio, è idealmente un fattore positivo, dato l'affetto con cui viene ricordato dai tanti fan di Nip/Tuck. Di contro, però, l'attore sembra essere ancora troppo legato a quel tipo d'interpretazione per cui è divenuto famoso - sì, scegliamo volutamente di dimenticarlo nei panni del Dottor Destino del primo film dei Fantastici Quattro - e il suo apparente carisma appare come qualcosa di forzato, rischiando di trasformarlo in una macchietta.

Invece, è molto bello apprezzare come lo show sia ontologicamente fedele alla serie a fumetti omonima da cui è tratta, conservandone gli aspetti chiave - come la grande cultura di Gert - ma proponendoli in maniera rivisitata e ottimale.

In Metamorphosis assistiamo inoltre al cammeo di Stan Lee, questa volta nei panni di un'autista: come al solito, è un momento davvero spassoso. Il titolo dell'episodio fa ovviamente riferimento al romanzo omonimo di Frank Kafka, romanzo che appare fisicamente in una sequenza chiave e del quale vengono utilizzati alcuni topici elementi. Citazioni d'onore anche per due capisaldi della cinematografica fantascientifica: Tron e Star Wars (di quest'ultimo possiamo apprezzare un antico reperto: il videogame della Atari).

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