Run Day Burst 8, la recensione

La rocambolesca corsa ideata da Yuko Osada giunge al termine nel sorprendente numero conclusivo di Run Day Burst!

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Quando nella primavera del 2015 arrivò in Italia il primo numero di Run Day Burst non nascondemmo il nostro amore per Yuko Osada, probabilmente uno degli autori di shonen manga più sottovalutati in circolazione. Purtroppo i suoi fumetti finora sono stati limitati a storie da un paio di tankobon, e quando ha cercato di strutturare una trama più elaborata, purtroppo, nessuna serie è andata oltre il quinto numero, spesso con finali affrettati o vicende interrotte bruscamente. Con il suo ottavo e ultimo volume, Run Day Burst diventa quindi l'opera più lunga di Osada, dotata di una conclusione naturale e soddisfacente per il lettore.

Nel corso della serie, Barrel e i suoi compagni hanno percorso le tappe della gara automobilistica raccogliendo per strada nuovi membri del team e approfondendo il passato dei protagonisti e dei loro avversari attraverso emozionanti flashback; il tutto seguendo uno schema non troppo dissimile dalla formazione della ciurma di Rufy in One Piece.

Fortunatamente il manga non si limita a raccontare la competizione, ma di volume in volume ha aggiunto elementi all'intreccio e aumentato la posta in gioco, rivelando che il traguardo da tagliare nella città di London è in realtà un obiettivo strettamente collegato alla salvezza dell'intero pianeta.

L'Armata Imperiale è pronta a tutto per fermare l'equipaggio del trattore potenziato in un epilogo corale che fa scendere in campo tutti i personaggi incontrati nel corso della serie. Ma la conclusione non è soltanto una rimpatriata ad alta velocità del cast: il rettilineo finale (reale e metaforico) del manga riserva alcuni sorprendenti colpi di scena ben orchestrati sfruttando alcune tessere del mosaico presenti fin dal principio della serie.

A una narrazione forsennata, che raggiunge in quest'ultimo numero il suo picco adrenalico, corrisponde sempre una realizzazione grafica pregevole, con tavole dinamiche come quelle di pochi altri autori. Osada ha studiato animazione e si vede: da ogni vignetta traspare il movimento costante dei suoi personaggi e veicoli, arricchita dalla forte espressività dei protagonisti e dalla accuratezza con cui l'autore costruisce gli scenari dove hanno luogo le singole scene.

Ormai Yuko Osada è alla soglia dei 40 anni e questo purtroppo rende improbabile la possibilità di vedere un suo manga longevo quanto serie osannate come Dragon Ball, One Piece o Naruto, ma se la sua carriera producesse una manciata di altre opere come Run Day Burst sarebbe un grande apporto per il fumetto giapponese, nella speranza che sempre più lettori si rendano conto del suo incredibile talento.

Continua a leggere su BadTaste