Rumours, la recensione I Cannes 77
Come un Triangle of Sadness coi politici, Rumours punta solo a mettere alla berlina i suoi personaggi in un banale discorso di fondo
La nostra recensione di Rumours, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2024
A un G7 in Germania i capi di stato si riuniscono per redigere un comunicato su una crisi non meglio specificata. Si susseguono parole vuote e vaghi proclami fino a quando, seduti in un gazebo, scoprono di essere stati abbandonati nel bosco e isolati dal resto del mondo. Costretti a confrontarsi l’uno con l’altro (e quindi, giocoforza, a conoscersi meglio), i leader cercano una soluzione mentre una strana minaccia incombe su di loro.
La storia si apre poi nell'ultima parte a una dimensione surreale di matrice gilliamiana, ancora una volta un modello irraggiungibile. Un gigantesco cervello appare all'improvviso, dissidenti (o forse sono altro) cingono d'assedio i protagonisti, ma la sostanza non cambia. Tanti spunti gettati nella mischia per richiamare le tendenze della contemporaneità, fino ad arrivare all' Intelligenza Artificiale. Peccato che Rumours non si smuova di un millimetro dal suo banale orizzonte, non costruisca mai qualche riflessione interessante. Presi singolarmente, i singoli sktech possono anche funzionare, ma è dove il film porta, l'effetto che vuole scatenare, a non convincere. Non fa che rinforzare le idee che (un certo tipo di) pubblico ha già, solleticandolo coi tanti riferimenti che mette in scena.
Se c'è dunque un' ombra di populismo in Rumours, non questo è l'aspetto più grave: è il fatto che sia un'operazione maldestra, che spreca il notevole cast a disposizione per girare a vuoto dall'inizio alla fine.