Rumours, la recensione I Cannes 77

Come un Triangle of Sadness coi politici, Rumours punta solo a mettere alla berlina i suoi personaggi in un banale discorso di fondo

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La nostra recensione di Rumours, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2024

La satira da sola non basta. Non basta a sorreggere un'intero film se l'orizzonte è solo la ridicolizzazione infantile di chi si rappresenta, senza nessun obiettivo se non il loro dileggio. Il produttore Ari Aster ha indicato Buñuel e i Monty Phton come fonte d'ispirazione per Rumours, che invece ben presto si rivela un Triangle of Sadness coi politici.

A un G7 in Germania i capi di stato si riuniscono per redigere un comunicato su una crisi non meglio specificata. Si susseguono parole vuote e vaghi proclami fino a quando, seduti in un gazebo, scoprono di essere stati abbandonati nel bosco e isolati dal resto del mondo. Costretti a confrontarsi l’uno con l’altro (e quindi, giocoforza, a conoscersi meglio), i leader cercano una soluzione mentre una strana minaccia incombe su di loro.

La leader inglese è quella risoluta a finire il lavoro, l’italiano sa a malapena dove si trova (e rimpiange di essersi travestito da Mussolini a una festa), il canadese ha un debole per le donne e via dicendo. Il quadro complessivo è dunque macchiettistico, aderisce ai più classici stereotipi per mettere in scena dinamiche che possono strappare un sorriso ma risultano terribilmente forzate. L'unico discorso di fondo è: la politica fa schifo e tutti i politici sono figure ridicole che non sanno venire a capo dei loro guai, figuriamoci risolvere quelli di un intero Paese. Come in Östlund, i personaggi sono tutti da disprezzare, da deridere mentre cadono sempre più in basso. Anche nei momenti intimi, quelli in cui si aprono ai colleghi, le loro confessioni sono patetiche, ulteriore occasione per i registi (Guy Maddin, Evan Johnson e Galen Johnson) di farsi beffe di loro.

La storia si apre poi nell'ultima parte a una dimensione surreale di matrice gilliamiana, ancora una volta un modello irraggiungibile. Un gigantesco cervello appare all'improvviso, dissidenti (o forse sono altro) cingono d'assedio i protagonisti, ma la sostanza non cambia. Tanti spunti gettati nella mischia per richiamare le tendenze della contemporaneità, fino ad arrivare all' Intelligenza Artificiale. Peccato che Rumours non si smuova di un millimetro dal suo banale orizzonte, non costruisca mai qualche riflessione interessante. Presi singolarmente, i singoli sktech possono anche funzionare, ma è dove il film porta, l'effetto che vuole scatenare, a non convincere. Non fa che rinforzare le idee che (un certo tipo di) pubblico ha già, solleticandolo coi tanti riferimenti che mette in scena.

Se c'è dunque un' ombra di populismo in Rumours, non questo è l'aspetto più grave: è il fatto che sia un'operazione maldestra, che spreca il notevole cast a disposizione per girare a vuoto dall'inizio alla fine.

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