Rumble vol. 4: Un’anima senza pietà, la recensione

Il nuovo corso firmato da Arcudi e Rubin permette a Rumble di restare una lettura unica nel suo genere

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Rumble #1, anteprima 01

Il fiero dio guerriero Rathrag, inviato sulla Terra per liberarla dagli Esu e prepararla all’avvento degli uomini, è stato privato del suo cuore e del suo possente corpo: ora, nella forma di uno spaventapasseri, vaga per il pianeta alla ricerca di un modo per tornare a essere l’eroe di un tempo. Nei primi tre volumi di Rumble, editi da Panini Comics, abbiamo familiarizzato con lui, Del e Bobby, una stramba coppia di amici che ha incontrato sul suo cammino.

Dopo averci deliziato con le sue tavole, James Harren consegna le redini artistiche della serie a David Rubín, disegnatore spagnolo che firma insieme allo sceneggiatore John Arcudi Un’anima senza pietà, quarto arco narrativo della serie. In concomitanza con l’avvicendamento tra i due fumettisti, Image Comics ha varato una nuova serie regolare di Rumble, ma l’operazione - almeno inizialmente - non è riuscita del tutto.

Per offrire la possibilità a eventuali nuovi lettori di salire a bordo, Arcudi mette in scena un riepilogo delle puntate precedenti, e al contempo inserisce nuovi elementi che facciano progredire la trama. Attraverso continui flashback viene dunque ricostruito il passato di Rathraq, riviviamo le sue incredibili gesta e seguiamo gli eventi che l'hanno portato all'attuale status quo. Il problema è che, per quanto ben strutturati, i primi due episodi non danno l'idea di poter coinvolgere chi non si è mai avvicinato a Rumble; allo stesso tempo, agli occhi di un fedele seguace del titolo la storia sembra girare a vuoto.

"Un’anima senza pietà varia spesso registro, mantenendo però invariato quell'approccio fresco e dinamico che ha fatto la fortuna di Rumble."Superata questa farraginosa fase iniziale, però, il ritmo torna a farsi serrato e, complice l’approfondimento delle tematiche cardine (eroismo, accettazione del diverso e amicizia), la storia ritrova quella verve che aveva caratterizzato le collana originale. Arcudi è bravo a correggere il tiro per tempo, riportando la narrazione su binari più congegnali a quello che è essenzialmente un racconto di matrice fantasy contaminato da venature weird, le quali continuano a rappresentare una marcia in più. Tra momenti epici, commoventi e una sana dose di azione soprannaturale, Un’anima senza pietà varia spesso registro, mantenendo però invariato quell'approccio fresco e dinamico che ha fatto la fortuna di Rumble.

Perdere un’artista come Harren poteva essere un colpo durissimo per la serie, ma sfogliando le tavole di Un’anima senza pietà sembra che a Rubín non siano affatto tremati i polsi, quando è stato chiamato a sostituirlo: la sua prova è sicura, solida e perfettamente in linea con le atmosfere dei primi tre volumi. Certo, lo stile grottesco dell'artista iberico può inizialmente generare un po’ di smarrimento tra chi non è avvezzo agli avvicendamenti tra disegnatori tipici dei comics, ma quando la storia infine decolla risulta difficile non rimanere persuasi delle sue tavole. Rubín imposta il suo lavoro perlopiù orizzontalmente, preferendo soluzioni a tutta pagina su cui innestare piccole vignette quando l’azione incalza, alimentando l’intensità della lettura. Il disegnatore di Grand Hotel Abisso si dimostra perfetto per sublimare ed esaltare le atmosfere orrorifiche della storia e assecondarne i toni, creando un affresco di grande impatto. La presenza di Dave Stewart ai colori, inoltre, trasmette sicurezza e continuità con la gestione Harren, legando con un filo solidissimo l’intera componente artistica di Rumble.

Al di là di qualche battuta a vuoto, con questo nuovo corso la serie si conferma un prodotto unico nel suo genere, in grado di mantenere vivo l’interesse attorno a una storia fatta di lealtà, amicizia e mostruosi guerrieri divini che, a quanto sembra, ha ancora qualcosa da dire...

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