Ruggine, la recensione
Ruggine è un ritratto fedele, leggero e più o meno allegorico di chi vive sulla propria pelle la fine di un rapporto di coppia
La fine dell'amore è sicuramente uno dei concetti maggiormente trattati all'interno della narrativa rivolta a un pubblico che spazi dal pre al tardo adolescenziale. Che il racconto includa o meno la bellezza dei giorni passati, il momento in cui il legame si scioglie e le immediate conseguenze, la costante che finisce sempre sotto la lente d'ingrandimento è la metabolizzazione del lutto emotivo da parte di chi ha visto il mondo crollare non per sua scelta. In tal senso, Ruggine di Francesco Vicentini Organi e Fabiana Mascolo è un ritratto fedele, leggero e più o meno allegorico di chi vive sulla propria pelle la fine di un rapporto di coppia.
Fin dalle prime tavole, l'estetica cavalleresca entra con prepotenza all'interno di una storia che sembra raccontare tutt'altro. Con il progredire dell'intreccio, però, si può constatare che i riferimenti al Ciclo Arturiano sono tutt'altro che un vezzo: tra ironia e momenti di riflessione emotivamente più impegnativi, lo sceneggiatore riesce a cogliere le sfumature del simbolismo affettivo proprio del rapporto tra Artù, Ginevra, Lancillotto, Morgana, Mordred e degli altri personaggi.
Questo dualismo temporale appare calzante anche sotto il profilo dei disegni: con un espediente semplice ma assolutamente ben riuscito, la storia si poggia sul binomio tra realtà e fantasia, con indumenti (e armature) medievali che oltrepassano il velo della finzione per approdare nel mondo reale in maniera convincente. Parimenti, sotto il punto di vista del rapporto tra emozioni e palette cromatica, il racconto si muove ugualmente sul binario della semplicità, alternando soluzioni cupe e brillanti che catturano l'attenzione e conferiscono un maggior respiro alla lettura.
Certo, come spesso accade quando si tratta di autori molto giovani e all'esordio, ci sono alcune ingenuità sotto il profilo della gestione della regia e del ritmo, ma nulla che va a inficiare in alcun modo l'esperienza. Volendo descriverla in poche parole, Ruggine è una bella graphic novel scritta e disegnata con il cuore e con la pancia. Anche se non c'è nulla di particolarmente innovativo o imprevedibile sotto il profilo della trama, oltre all'intelligente parallelismo con il mito arturiano, è evidente che l'opera proponga molta spontaneità e freschezza con delle soluzioni visive molto interessanti che sicuramente valgono il prezzo di copertina.