Rubber Flesh, la recensione

Abbiamo recensito per voi Rubber Flesh, graphic novel di Miguel Ángel Martín pubblicata da NPE

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Rubber Flesh, anteprima 01

"Il destino spesso lo si incontra sulla strada presa per evitarlo." Proprio su una strada sembrava essersi compiuto il destino di Monika Ledesma, una programmatrice informatica, uscita invece miracolosamente illesa da un'incidente stradale grazie a un corpo di biosilicone, un composto capace di autorigenerarsi. Oltre alle difficoltà quotidiane legate al suo lavoro e alle relazioni di coppia, Monika deve ora familiarizzare con una condizione per lei totalmente inedita e dai risvolti problematici. A tutto questo si aggiunge la comparsa di strani esseri – i silicoidi – intenzionati a eliminare chiunque sia in possesso del materiale.

Per Monika ha così inizio una sequenza di situazioni del tutto assurde: armata di una pistola in grado di innestarsi nel suo cervello, deve difendersi da continui agguati e fare i conti con una gravidanza indesiderata. Tra violenze sessuali, omicidi, amputazioni e cloni deformi, prende corpo una vicenda cruda e disturbante, certamente eccessiva per le soluzioni grafiche adottate ma capace di offrire importanti spunti sul tema della biotecnologia.

Miguel Ángel Martín è l'autore di Rubber Flesh, intenso thriller cyberpunk che, grazie al lavoro di Nicola Pesce Editore, possiamo finalmente leggere in Italia. Pubblicato originariamente nel 1993 sulla rivista El Víbora, l’opera del fumettista spagnolo viene qui raccolta in un elegante volume cartonato con sovraccoperta, presentato in anteprima all’ultima edizione di Napoli Comicon.

Ricalcando gli stilemi del cyberpunk delle origini, Martín imbastisce una trama dallo sviluppo lineare in cui assistiamo a un’escalation di violenza – spesso gratuita – che non mancherà di impressionare gli animi più sensibili. Il sesso, la sviluppo tecnologico e il rapporto tra una madre e suo figlio sono oggetto di un’algida operazione di ribaltamento, una rilettura che sortisce un effetto destabilizzante e che, mettendo in risalto la degenerazione della cibernetica, induce a profonde riflessioni.

Nel costruire l’universo narrativo di Rubber Flesh (in cui fa capolino anche un altro famoso personaggio creato da Martín), l’autore utilizza figure dalla scarsa empatia, del tutto distaccate dalla realtà in cui vivono e guidate da primordiali istinti. La stessa Monika per raggiungere un buon orgasmo sarebbe disposta a tutto, come quando è intenta a salvarsi la vita, persino a uccidere un bambino; chi le è vicino incarna difetti ancora più ignobili, in un campionario di brutture ad ampio raggio.

In questo futuro non così distante dal nostro presente, in cui non ci sono buoni o cattivi e i concetti stessi di bene e male vengono piegati agli intenti dei personaggi, il creatore di Brian the Brain mette in scena una storia caratterizzata da grande originalità, evitando – come suo solito – di esprimere un giudizio etico; tutto viene rimandato alla sensibilità del lettore che, giunto al termine del volume, non potrà che restare scosso quanto ammirato.

Questo, d’altronde, è l’evidente obiettivo dell’artista: non lasciare indifferente chi si ritrova Rubber Flesh tra le mani, un risultato possibile anche grazie al contrasto tra la grande quantità di violenza insita nella storia e la rigorosità visiva con cui prende vita, in particolare l’eleganza del tratto e lo stile cartoony applicati a una griglia regolare.

Brutale, asettico e disturbante: così si presenta questo fumetto anche a distanza di venticinque anni dalla sua pubblicazione. Le tematiche trattate risultano ancora attuali e perfettamente calate nella nostra società - la volontà di creare una realtà virtuale che alieni ulteriormente la gente è solo uno degli aspetti che l’autore aveva anticipato - a rimarcare la visionarietà di Martín.

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