Rover Red Charlie: Quando tutto finisce, la recensione

Abbiamo recensito per voi Rover Red Charlie: Quando tutto finisce, opera di Garth Ennis e Michael Dipascale edita da Panini Comics

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Un giorno diverso dagli altri, l'umanità è impazzita (o, forse, meglio, impazzita del tutto) e ha messo fine alla propria esistenza, in un rapido processo di auto-estinzione che ha privato la Terra della sua maggiore piaga. Nel giro di poche ore, il nostro pianeta si è quindi trovato privato della sua specie dominante, cosa che ha lasciato quella che le era migliore amica abbandonata. Nel corso dei secoli (se non millenni), i cani, infatti, hanno sviluppato un rapporto molto stretto con gli umani, talvolta persino simbiotico: abbiamo cani che soccorrono i bagnanti, cani che guidano non vedenti, cani che fiutano esplosivi o sostanze illegali e dannose, ecc. Allo stesso tempo, però, questo tipo di rapporto, comunque subordinato, ha creato una dipendenza dei canidi nei confronti degli ominidi: per i primi la sopravvivenza sarebbe sicuramente complicata dall'estinzione dei secondi, perlomeno inizialmente.

In Rover Red Charlie - Quando tutto finisce, miniserie in sei parti ideata e scritta da Garth Ennis, con i disegni di Michael Dipascale, pubblicata originariamente da Avatar Press e proposta poi in Italia in volume unico da Panini Comics, viene narrata la scomparsa degli esseri umani attraverso gli occhi dei loro migliori amici a quattro zampe, e le vicissitudini di questi ultimi nel "nuovo mondo" venutosi a formare. Charlie, Red e Rover sono tre cani diversi tra loro, per razza e abitudini di vita, conosciutisi prima dell'apocalisse umanoide in uno dei tanti parchi per questi animali che si trovano sull'isola di Manhattan, New York. La storia comincia subito in medias res con i tre amici che assistono a drammatici e brutali eventi: la maggior parte degli esseri umani è andata tragicamente fuori di testa, e in poche ore la quasi totalità di questa specie giace esanime, spesso a brandelli. I tre cani, sconvolti e increduli per quanto accaduto, devono subito trovare degli accorgimenti per riuscire a fuggire da questa situazione di pericolo, e trovare un modo per sopravvivere in assenza degli "sfamatori" (è così che i cani appellano gli uomini, nel fumetto). Questo è solo l'incipit di un viaggio, tanto fisico quanto evolutivo, colmo di insidie e minacce di eterogenea natura, che porterà i tre a scoprire una nuova realtà, che forse non è poi così peggiore della precedente, anzi, potrebbe rivelarsi persino migliore. Questo ammesso che i tre protagonisti riescano a sconfiggere il grande e pericoloso villain che incrocerà il loro cammino.

Garth Ennis è uno sceneggiatore geniale. Non ci vogliamo noi per dirlo, così come non ci vuole Rover Red Charlie per scoprirlo. Basti pensare a Preacher e a tutto ciò che è venuto dopo, ma anche prima. Ennis è unico nello scrivere storie amare e cattive, all'insegna della tragedia (spesso umana) e della perdita di ogni certezza, riuscendo contestualmente a essere decadente e ironico, e soprattutto restando fortemente ancorato all'umanità dei suoi personaggi e delle sue storie, che spesso sanno essere emozionanti e persino commoventi e toccanti, anche se impregnate di sangue (e altri fluidi corporei), pur se segnate dal dramma più totale. Questa volta lo sceneggiatore parte da una premessa speculare a quella di Crossed (un'altra delle sue più recenti creazioni), analizzando però la fine auto-indotta dell'umanità attraverso gli occhi di alcuni cani, i quali sono contemporaneamente degni rappresentanti della loro razza, con tutte le particolarità attitudinali dei migliori amici dell'uomo annesse (cose come odorarsi il deretano, abbaiare/ululare tutti assieme, e così via), ma anche avatar degli aspetti più puri e genuini e istintivi dell'essere umano. Il cammino e le riflessioni che i tre cani Charlie Red e Rover fanno sono caratterizzati da grande sensibilità e da un'onestà così diretta che a volte fa male.

Ai disegni, segnaliamo la buonissima prova fatta registrare da Dipascale, un disegnatore poco noto ma dotato di un tratto elegante e realista, preciso e morbido, capace di conferire grande espressività ed emotività ai gesti e ai volti dei tre pelosi protagonisti e al loro cast di comprimari.

In conclusione, che il buon Garth ci potesse far ridere con una storia di cani, gatti, galline parlanti e via dicendo, ambientata alla fine del mondo dell'uomo, era abbastanza probabile. Ma che ci potesse anche commuovere, forse non lo avremmo detto con certezza, prima della lettura.

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