Rose, la recensione
Anche se a una prima occhiata si rimane colpiti dal tratto morbido e dalle tinte pastello, Rose è in realtà un noir con atmosfere abbastanza cupe
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
L'incipit di Rose ci mostra la giovane protagonista recarsi al funerale del padre, realizzando che nei giorni successivi dovrà occuparsi delle questioni burocratiche legate al decesso. Tra queste c'è anche una casa dal misterioso passato, nella quale sembrano esserci delle presenze sovrannaturali; inoltre una donna costringe la ragazza a concludere un incarico accettato dal genitore detective, ovvero indagare sul presunto tradimento del marito.
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Nelle prime pagine del fumetto incontriamo un altro personaggio che riesce a osservare la situazione dall'esterno, ovvero il padre, che attraverso delle didascalie nere descrive il proprio funerale e le persone intervenute. Questo elemento ritorna durante il racconto anche se viene centellinato, lasciando il dubbio di perché Rose riesca a fare qualcosa di simile, seppur ancora viva. È un elemento in grado di creare - più o meno volontariamente - confusione nel lettore, creando forse false piste, ma che nel finale trova una sua spiegazione chiudendo in modo soddisfacente questo giallo ultraterreno.