Rosaline: la recensione

Versione ironica di Romeo e Giulietta narrata dal punto di vista della cugina di quest'ultima, Rosaline parte con una certa sagacia che poi viene meno

Condividi

La nostra recensione di Rosaline, disponibile dal 14 ottobre su Disney+

In un anno in cui su Disney+ in Italia (e negli Stati Uniti su Hulu) sono arrivate perle "nascoste" come Not Okay, The Princess e The Valet, le aspettative per un titolo come questo Rosaline potevano essere molto alte. Cosa ci dice la realtà dei fatti? Tanti buoni spunti iniziali, poi non mantenuti nello scioglimento.

Nell'indistinguibile cornice veronese, vediamo un ragazzo salire di nascosto su un balcone dove lo attende una ragazza: lui è Romeo, mentre lei scopriamo poco dopo essere non Giulietta, ma la sua cugina, la Rosalina del titolo, con cui all'inizio ha una relazione da tenere segreta. Lei è infatti, come da tradizione, costretta a nascondere i suoi sentimenti a causa della faida tra le due famiglie rivali dei Montecchi e dei Capuleti e ad affrontare un padre che la vuole a tutti costi maritare con chi li fa più comodo. I due amanti si danno appuntamento a una festa in maschera; per un imprevisto però Rosalina non riesce ad arrivare e così Romeo incontra finalmente Giulietta, della quale subito si innamora. Rosalina scopre dunque la vera pasta del giovane, superficiale conquistatore che ad entrambe ripete le stesse, vanesie, frasi sentimentali, ma non perde il desiderio di rovinare la nascente storia d'amore e ritornare nelle sue braccia.

Dando voce a un personaggio ai margini della celebre opera (Rosalina viene solo citata in Shakespeare) il film di Karen Maine ne esaspera il lato comico, giocando su quanto oggi è più "attuale". I ricchi membri delle due famiglie rivali sono altezzosi e superbi, interessati solo al nome e all'onore, mentre la protagonista rivendica la possibilità di scegliere il proprio destino, di sposarsi con chi desidera ma senza avere figli. Risponde con arguzia e sarcasmo a tutti i pretendenti proposti dal padre, aiutata da un valletto gay e da una nutrice-confidente costretta a una mansione inferiore alle sue abilità e conoscenze. Tra momenti musicali con pezzi moderni e riferimenti alla contemporaneità, il film mette in scena il contrasto parodico tra situazioni storiche e tendenza universali, con un'approccio però diverso da quanto ci potevamo aspettare.

Nell'assumere il punto di vista di Rosalina, più che abbracciarlo completamente, Rosaline ironizza sulla sua stessa protagonista, disinnescando (almeno nella prima parte) il tema e la morale. La protagonista si professa diversa e disgustata da chi la circonda, ma nel mostrare la sua superiorità non si accorge di cadere nelle stesse trappole che condanna, di chiudere gli occhi di fronte a cosa la circonda e la realtà dei fatti. Gli altri personaggi non mancheranno di rendere palesi le sue contraddizioni, ma lei continua imperterrita. Quando poi mette in moto i suoi piani contro Giulietta, il film non va indietro nel mostrarne la meschinità e la cattiveria nei confronti della cugina, che diventa una sorta di Cyrano al contrario, la porta sulla cattiva strada e tutto per seguire i propri interessi. Ma senza che venga meno la sua prospettiva, anzi siamo spinti a gustare le sue macchinazioni mentre allo stesso tempo ne è chiara la natura. Ad essere messa alla berlina sono dunque le mentalità maschile come quella femminile, in un discorso che non risparmia nessuno.

Tutto questo però si ferma alla prima metà del film che poi vira decisamente verso Giulietta, e propone un intreccio avventuroso dove i tipici passaggi della storia di Romeo e Giulietta sono narrati sempre con ironia, ma senza la sagacia mostrata in precedenza. Rosalina va dunque incontro al biasimo e poi alla redenzione, e il film verso un finale che instrada la sua parabola nella direzione più convenzionale. Qualora ci fosse anche lì un secondo livello di lettura, è troppo latente per emergere davvero.

Continua a leggere su BadTaste