Roma 2018 - Il Mistero della Casa del Tempo, la recensione

Un trionfo di Jack Black che però non sa mantenere fino alla fine la sua buona spinta iniziale, questo è Il Mistero Della Casa Del Tempo

Critico e giornalista cinematografico


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Proprio ora, proprio qui, in questo film in cui recita accanto a Cate Blanchett, che non si risparmia di certo e recita nel cinema per ragazzi come in quello più impegnato (era già stata ottima in Cenerentola, cosciente del genere e del suo ruolo in esso), è evidente anche alle pietre che gigante che sia Jack Black. Questo attore che ha sempre navigato intorno al cinema per ragazzi, spostandosi tra quello per adulti più schizzato (e per questo ogni tanto più bello) e quello proprio per ragazzi puro, adesso sembra essersi dedicato in maniera particolare alla preadolescenza, senza perdere un metro sul terreno dell’umorismo consapevole e sveglio.

Il suo ruolo nei due film di Piccoli Brividi è fantastico e ora la parte in Il Mistero Della Casa del Tempo non è da meno. Ha una capacità di animare le sue scene con movimento, idee di recitazione, abilità comica e una patina di leggerezza molto consapevole che è unica. Ogni personaggio di Jack Black sembra sapere di essere interpretato da Jack Black, hai sempre l’impressione che sia conscio di vivere in un film e che adori la cosa. Forse per questo Jack Black è un attore che si dedica solo al cinema migliore, perché è la sua stessa presenza a giocare un ruolo fondamentale nella definizione di “migliore”.

E così è Il Mistero della Casa Del Tempo, almeno nella sua prima parte. Scritto benissimo, rapido, svelto e sempre capace di risolvere le scene arrivando dove gli serve senza sbatterlo in faccia allo spettatore ma anzi coinvolgendolo in un racconto che lo intrattenga mentre gli fornisce le informazioni che gli servono. Che è esattamente quel che Eli Roth non è mai stato capace di fare nei suoi horror, anche nei migliori, nei quali tutto è sottolineato, tutto è ribadito e messo sotto i riflettori, come se si stesse vantando della sua conoscenza dei meccanismi del genere invece che nasconderla a beneficio dello spettatore.

Invece Il Mistero della Casa Del Tempo è così efficace da potersi permettere una grande rapidità, senza soffermarsi mai troppo su nessun momento, ma avendo la dote fondamentale di saper dire molto con pochi tratti. Al film basta uno stacco di montaggio, una smorfia di Jack Black o un rumore per arrivare dove serve.

Questo è vero per la grande parte introduttiva e purtroppo lo è sempre meno al procedere della storia (complice il progressivo allontanamento dal riflettore di Jack Black). Tutta l’ironia iniziale si perde sempre di più e il film acquista delle pretese. Se all’inizio Il Mistero Della Casa Del Tempo sembra sapere di essere una storia in stile Harry Potter con più strizzate d’occhio, alla fine crede di poter davvero essere avventuroso e ponderoso, prendendosi così sul serio da distruggere il divertimento.

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