Roma 2017: Hostiles, la recensione
Un cowboy e una donna scortano un indiano che odiano in un mondo che ormai sembra pensarla diversamente da loro, Hostiles è proprio la fine di tutto il west
Il cinema western racconta questo, palesemente o implicitamente, da sempre ma Hostiles cerca di raccontare la fine di un altro West, quello nella testa, quello dell’ideologia della supremazia bianca tramite l'evidente avanzare di un'altra mentalità, quella revisionista dalla parte degli indiani.
In Hostiles buona parte del mondo intorno ai protagonisti parla di ingiustizia e diseguaglianza, disprezza la cattiveria con cui sono trattati gli indiani e giudica aspramente il capitano per il suo atteggiamento. A sorpresa però Scott Cooper è fermamente dalla parte del capitano. Chi si pronuncia a favore degli indiani è un campionario di colletti bianchi, vigliacchi, mogli che parlano troppo e personaggi antipatici. Il capitano invece odia gli indiani e il film crede nel suo odio, lo avalla e lo giustifica, convince (sentimentalmente) il pubblico che quell’odio è motivato. E lo fa per poterlo poi smontare (sempre sentimentalmente) nel gran finale.
Dall’altra parte quel che non è mai morto è lo stoicismo, la violenza e la durezza dello spirito americano “che non si è mai ammorbidito”. Lo dice un cartello all’inizio del film citando una frase di D. H. Lawrence e lo mostra il film con un campionario di brutalità fatte e subite dai protagonisti, riprese senza enfasi ma in tutta la loro meschina efferatezza.
Non fosse per quest’idea della fine del west come cambio di prospettiva e di modo di guardare gli altri (quante volte nel film ci sono inquadrature in cui bianchi e indiani si guardano da lontano o da vicino, in silenzio? Tantissime), Hostiles sarebbe il più convenzionale dei Western rarefatti, rallentati e dilatati, un polpettone in cui accade quel che in un film classico ambientato nella Monument Valley sarebbe avvenuto in 40 minuti. Una volta tanto il cinema molto di testa, molto presuntuoso e molto vanitoso di Scott Cooper centra proprio l’assunto di partenza, si cala molto bene nei panni del genere scelto e, nonostante non abbia ancora imparato a divertirsi anche in una storia drammatica o davanti alla sofferenza dei personaggi (il cinema è sempre e comunque un piacere), almeno sembra qui finalmente essere riuscito a dare un senso al respiro ampio alla sua storia.