[Roma 2016] La Mujer Del Animal, la recensione
Unendo il massimo della violenza e dell'umiliazione con il massimo del realismo, La Mujer Del Animal arriva a trasfigurare il vero nel filmico
La Mujer Del Animal è una storia vera di indicibile violenza che però Victor Gaviria non ha intenzione di esprimere solo con l’efferatezza, le botte e il dolore, ma anche con una capacità ammirabile di creare la sottomissione, di mettere in scena un’atmosfera di umiliazione atavica.
C’è così in questo film una qualità primitiva che lo distingue dalla massa, come se pur non dicendolo nessuno, si avvertisse un legame tra quel che accade e i primordi dell’essere umano. La vita nelle caverne, la prossimità allo stadio animale dell’esistenza.
La storia non potrà che risolversi nel sangue, ma se El Animal con il suo carisma malefico e la sua strafottenza nello sbandierare le proprie azioni riempie lo schermo, lentamente è la protagonista a guadagnare una dignità che cresce con il passare degli anni. Da vittima diventa resistente e infine combattente per la libertà nella propria rivoluzione privata. Da remissiva risale la scala evolutiva fino ad essere donna guerriera in un posto del mondo in cui sembra non si possa essere altro, in cui ognuno, anche le persone più tranquille, devono tenere il machete a portata di mano, pure alle feste. Perché non si sa mai.