Roma 2015 - The Wolfpack, la recensione

Sette fratelli cresciuti senza mai uscire di casa ma solo vedendo film decidono di affrontare il mondo. The wolfpack documenta una storia incredibile

Critico e giornalista cinematografico


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Il branco del titolo sono i 7 fratelli Angulo (6 maschi e una femmina), cresciuti senza uscire mai di casa. Solo una o due volte l'anno (e nemmeno tutti gli anni) gli era consentito quale breve fuoriuscita assieme a i genitori. L'idea del padre era di costruire come una comunità, li ha allevati a pane capelli, lunghi, musica e film. Il cinema è stata infatti l'unica maniera per loro di apprendere, l'unico svago assieme alla musica e l'unica passione. Amanti di Tarantino, Fincher, Sergio Leone, supereroi e tutto il cinema che alle loro età (le età oscillano tra preadolescenza e postadolescenza) può esaltare di più, i fratelli Angulo per hobby rimettono in scena i film che amano, con dovizia di costumi elementi di scena costruiti con il cartone e battute sbobinate dai DVD. Tutto in casa, nell'appartamentino in cui vivono tutti insieme a Manhattan.

Questa che può sembrare una trama di finzione è in realtà il tema eccezionale di un documentario che entra nella vita della famiglia Angulo nel momento in cui tutto si è rotto (non è facile immaginare che l'arrivo di videocamere sia anche figlio di questa rottura), quando i 7 fratelli cominciano a ribellarsi e ad uscire di casa. La cronaca di come degli esseri umani che tutto ciò che sanno lo sanno grazie al cinema e sono assolutamente naive nei confronti di tutto (tecnologia e internet inclusi), ha dello stupefacente. Il senso di ribellione sopito che si sveglia in loro e li spinge a timidamente lasciare il nido con una grazia e una curiosità mai viste prima, sono appaganti.

Proprio per questo motivo, per l'eccezionale particolarità della storia e per le sue ramificazioni (cosa ne pensa il padre? Perchè li ha tenuti così tanto nascosti? Va fiero di quel che ha fatto?) è impossibile non considerare The wolfpack un documentario non riuscito. Con uno dei contenuti più interessanti possibili Crystal Moselle fa il lavoro peggiore, sembra non avere mai una chiara idea di cosa raccontare e come, non compie una scelta significativa che possa dare una direzione a questa cronaca e lascia continuamente l'amaro in bocca per come documenti una realtà straordinaria senza approfondire o seguire le sue parti più appassionanti.
Ovviamente The wolfpack rimane un film interessante e calamitante, la sola idea di vedere 7 esseri umani tra i 15 e i 25 anni che si recano al mare quando non hanno mai visto l'acqua, il senso di comunità che effettivamente hanno maturato, quanto siano legati e come si atteggino a personaggi da film in un mondo che non conoscono sono immagini potentissime.

Ma sembra davvero che il film faccia il minimo del lavoro possibile sulla materia che documenta e che quel che ne risulta è una frazione di quel che poteva uscire.

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