Roma 2015 - Game Therapy, la recensione
Confuso, mal raccontato e terribilmente retroguardista Game Therapy è una delusione sotto tutti i punti di vista
Ovviamente tutto questo non ha senso, in realtà quel che persone come Favij e Clapis (nei loro rispettivi ambiti) fanno sa essere molto più meritevole ed esaltante di tanto cinema italiano, sebbene spesso incomprensibile se non per il loro target di riferimento è esattamente quello di cui avrebbero bisogno i film italiani. Peccato che Game therapy in nessuna maniera sia un film che rispecchia quel che loro hanno fatto e fanno su YouTube. Nè qualitativamente, nè stilisticamente, nè contenutisticamente.
Game Therapy però ha una morale di fondo e uno spirito decisamente più arretrati di Nirvana di Salvatores (anno 1997) e nemmeno quella fattura a giustificarlo. È un film che parte dal presupposto più banale possibile (la vita virtuale è un rifugio per chi è in difficoltà in quella reale e rischia di alienarti) per una parabola d'impianto vecchissimo, completamente fuori da qualsiasi idea contemporanea, per di più girata molto male. Si parte da dettagli come le schermate dei computer totalmente implausibili e si arriva fino ai raccordi di montaggio che non funzionano, si parte cioè dall'ignoranza tecnologica e videoludica per arrivare fino alla sciatteria filmica.
Se era prevedibile che il film fosse recitato male (del resto nessuno è un attore professionista) è una sorpresa che sia anche scritto così male, sceneggiato in un italiano che non esiste, scimmiottamento dell'americano tradotto, e soprattutto è inaccettabile che vada a parare dalle parti della morale comune di 30 anni fa.
Viene fatto un film con i talent di YouTube più famosi, molti dei quali dei gamer, un film che parli di videogiochi con qualcuno che obiettivamente li conosce e diretto ad un pubblico che quindi ne ha confidenza e tutto per affermare di nuovo la più scontata delle prediche paterne, figlia di fobie luddiste? Per riproporre la dialettica mondo reale/mondo dei videogiochi, come se 30 anni di videoludica non avessero insegnato, almeno a chi li gioca davvero, che questa dialettica non esiste! Se spesso lo accettiamo malvolentieri in film che vengono da autori fuori dal tempo perchè dovremmo accettarlo da chi a quel mondo è più vicino?