Roma 2014 - #Scrivimi ancora, la recensione

Niente male #Scrivimi ancora con Sam Claflin e Lily Collins presentato nellasezione Gala del Festival di Roma 2014. Tratto dal best-seller di Cecelia Ahern

Condividi

Se qualcuno voleva la prova di quanto potessero essere bravi Lily Collins e Sam Claflin, #Scrivimi ancora è il film perfetto da vedere.

Noi lo abbiamo piacevolmente osservato all'opera nella sezione Gala del Festival di Roma 2014 e se il pubblico di ragazzini che già stamattina occupava il red carpet dell'Auditorium per vedere la Collins e Claflin invaderà massicciamente le sale di visione... potremmo avere già il vincitore della sezione (saranno gli spettatori ad attribuire il primo premio anche per Gala).

La storia d'amore tormentata tra due amici del cuore, tratta dal best-seller a base di mail e lettere firmato dall'irlandese Cecelia Ahern, diventa nelle mani del regista Christian Ditter, e nei corpi di Collins e Claflin, una visione costantemente piacevole e a tratti scoppiettante. Ottime tutte le sequenze di comunicazione scritta sia al computer che attraverso il più stagionato supporto cartaceo.

Bello l'equilibrio tra il dichiarato romanticismo onnipresente nel lungo rapporto tra Rosie (Collins) e Alex (Claflin) mischiato ad alcune gag più scurrili che tirano in ballo preservativi incastrati nella vagina, vomito di bambini ed eiaculazioni precoci. Il film non è mai troppo sdolcinato né eccessivamente grossolano. Molto del merito va ai due protagonisti.

La Collins è una donna inglese (il libro parte dall'Irlanda) pragmatica, spiritosa, impulsiva e con l'ambizione di diventare direttrice di un albergo. Claflin è il suo amichetto d'infanzia più noioso, responsabile e altruista (spesso ama prendersi le colpe di qualche marachella di Rosie) e con il sogno di studiare medicina ad Harvard. Dopo pochi secondi che i due stanno in scena, credi totalmente ai loro personaggi.

È chiaro fin dall'inizio che la coppia è destinata a stare insieme ma una serie di rocamboleschi eventi, amorazzi, gravidanze e matrimoni con altre persone si metteranno in mezzo per impedire ai due quell'idillio amoroso che tutti si aspettano. L'equivoco parte da un bacio da ubriachi di cui la diciottenne Rosie non ha memoria scatenando la reazione offesa del compunto Alex. Ed ecco passare come un nulla 10 anni. Lo scorrere del tempo è uno dei limiti del film: Rosie e Alex del 2004 non sono poi troppo diversi dai Rosie e Alex del 2014. Claflin in principio sfoggia solo un taglio di capelli più stupido (ma bravi in sceneggiatura a ironizzare subito sull'acconciatura).

Si sente il benefico influsso di Richard Curtis non solo perché Claflin sembra una versione più espressiva e sensibile di Hugh Grant ma soprattutto perché il film è popolato da personaggi dolci e perbene con un mirabile casting che rispecchia perfettamente la scelta di raccontare un ambiente di persone di grande umiltà, simpatia e decenza morale. Rosie cita Kate e Leopold, Tom Hanks (il suo uomo perfetto è lui... abbinato a Babbo Natale!) e Titanic a commento della sua tormentata relazione con Alex dimostrando così di essere sì un'eroina sentimentale ma anche una persona ironicamente conscia di poter rientrare a sua volta in un cliché. Bellissimi i genitori di lei, grandiosi i coprotagonisti (Rosie fa amicizia con una ruspante commessa di farmacia interpretata con personalità da Jaimie Winston), frizzante la colonna sonora pop e mai e poi mai noiosi i nostri dolcissimi Rosie e Alex. Ognuno di noi potrebbe averli frequentati.

Attenzione a un piano d'ascolto particolarmente intenso di Claflin quando la Collins si lancia durante un matrimonio in un discorso pubblico che sa tanto di dichiarazione d'amore. Lo avevamo ammirato introverso, machiavellico e calcolatore in Posh e lo ritroviamo garbato, leggermente impacciato e molto emotivo in Scrivimi ancora. Continuiamo ad essere sempre più stupiti da un giovane interprete in grado di cambiare completamente faccia ed espressioni da film a film dopo il disperato romanticismo del prete dei Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare e la sgradevole supponenza dell'atletico Finnick Odair di Hunger Games. Veramente interessante questo attore di 28 anni.
E la Collins? Assai vivace. La sua prova più eclettica e adulta fin qua.

Insomma, il film non riesce ad essere il Come eravamo della iGeneration (non c'è mai alcun commento a notizie provenienti dal mondo in questo viaggio dal 2004 al 2014) ma non è nemmeno brutto e punitivo come One Day con Hathaway e Sturgess.

L'innesto del regista tedesco Ditter, specializzato nel cinema con bambini scatenati (ce ne sono anche qui e tutti estremamente credibili e divertenti), ha fatto il resto.
Non male.

Continua a leggere su BadTaste