Roma 2014 - Lulu, la recensione

Presentato in Cinema d'Oggi al Festival di Roma 2014 ecco Lulu di Luis Ortega. La brutta storia d'amore di due insopportabili ribelli argentini

Condividi

Lulu è l'addizione delle radici dei nomi Ludmilla e Lucas, i due protagonisti del sesto film del regista argentino Luis Ortega, presente al Festival di Roma 2014 nella sezione Cinema d'Oggi ovvero quella che somiglia di più all'ex Concorso ufficiale soppresso da questa edizione per poter premiare, di fatto, le cinque categorie principali (Gala, Cinema d'Oggi, Mondo Genere, Cinema Italia Fiction, Cinema Italia Documentario) grazie ai voti del pubblico.

Chi sono Lulu e Lucas?
Due giovani ribelli argentini di casa in un parco pubblico dove lei aspetta lui vedendo la televisione dentro una casupola (è scappata di casa perché non è in grado di affrontare l'alzheimer del papà) e lui ogni tanto torna dopo aver gironzolato per la città impegnato in estemporanee, quanto irritanti, piccole attività criminali o azioni semplicemente inquietanti (come seguire una ragazza madre fino a casa e chiederle di bere il latte dalla sua voluminosa tetta).
Sembra di vedere una versione demenziale di un brutto film nouvelle vague con giovani corpi irrequieti.
Per Ortega Ludmilla e Lucas sono estremamente significativi. Il regista li adora e soprattutto ama vederli ballare e quindi eccolo aumentare da presenza onnisciente e onnipotente la colonna sonora per degli insopportabili siparietti ballerini con i due protagonisti che si dimenano nelle situazioni più incongrue e illogiche. A noi sembrano due bambini imbecilli che avrebbero tanto bisogno di qualche sganassone.
Lei un po' meno, sia perché ha un briciolo di motivazione (la malattia del padre) sia perché sembra vivere con un briciolo più di attenzione nei confronti del prossimo rispetto al fidanzatino imbelle & ribelle. Ma attenzione: la donna in questo film subisce, aspetta, si lamenta un po' ma poi accetta tutto. Agghiacciante.
Lui, Lucas, lo abbiamo proprio detestato dal minuto 2. Se ne va in giro sparando con la sua pistola a destra e a manca (ha anche colpito Ludmilla, la quale si porta pazientemente in corpo un proiettile senza farne un dramma), compie rapine in farmacia con un atteggiamento da fasullo Robin Hood, abbandona neonati per strada dopo aver conquistato la fiducia di giovani madri single, tradisce Ludmilla (ma poi le dichiara sempre immenso amore), blocca il traffico mentre trasporta carne in compagnia di un misterioso collega che suona sempre uno strumento, fantastica di mettere su famiglia con lei (vuole cento figli) mentre in realtà sembra di non essere in grado nemmeno di cambiarsi i vestiti o darsi almeno una lavata di tanto in tanto.

Per tutto il film sogni che Ludmilla lo scarichi o lo uccida per la nostra somma soddisfazione. Purtroppo, non andrà proprio così.
Il film di Ortega è vecchio, fasullo, ipocrita, velleitario e stupidino.
Ma perché i nostri occhi dovrebbero posarsi per più di due minuti su queste due creature così superficiali e insopportabili?
Se volete sapere cosa è il peggior cinema d'autore possibile e immaginabile... eccolo qua.

Continua a leggere su BadTaste