Roma 2014 - A girl walks home alone at night, la recensione

Da una premessa incredibile (vampiri musulmani con la passione per il punk) A girl walks home alone at night tira fuori un film sorprendente

Critico e giornalista cinematografico


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Per fare un film sull'Iran stando fuori dall'Iran Ana Lily Amirpour è andata nei dintorni di Los Angeles in una vecchia città vicino ad una fabbrica e ha girato in bianco e nero anamorfico con un contrasto molto pronunciato, pieno stile Jarmusch insomma. Ha così dato vita ad una lugubra e solitaria storia di vampiri in una fantomatica città iraniana (Bad City), tutta musica, apparizioni, tenerezze e un'idea visiva che fa impressione per intelligenza e capacità. Il vampiro al centro del film è una ragazza un po' hipster, molto sognatrice ma irrimediabilmente succhiasangue che esce di notte in cerca di prede muovendosi su uno skate, ovviamente esce coperta dal chador che tuttavia, inquadrato dall'autrice, ha lo stesso ruolo del mantello nell'iconografia classica di Dracula: il manto nero che copre il corpo e confonde con la notte.

É ovvio che siamo dalle parti di Lasciami entrare (e ovviamente di Jarmusch, come già detto, anche grazie ad un uso intelligente di una colonna sonora punk da urlo che vorrei trovare ora), cioè il vampiro è usato per raccontare una storia di conquista sentimentale, in cui la ragazza al centro di tutto incontra una preda che non capisce cosa stia succedendo (è uscito da una festa in maschera ed è ubriaco oltre ad essere vestito da conte Dracula) e la rimorchia con dolcezza. Lei rimane conquistata ma non sa che fare e lentamente porta avanti un corteggiamento nella notte fumosa di una città in cui paiono esserci solo potenziali vittime e fabbriche che fumano.

Ana Lily Amirpour non sbaglia davvero nulla, trova caratteristi fenomenali (il mafiosetto con parole arabe tatuate sulla testa, il vecchio padre junkie che si inietta la droga nelle vene dei piedi) e si permette addirittura di far ballare i protagonisti al ritmo di una canzone che canta "These things still got a hold on me" mentre è evidente che lei sta resistendo al tentativo di morderlo perchè forse se ne sta innamorando. Sa insomma essere kitsch e contemporaneamente mantenere una visione del film di impressionante rigore, riesce a fare un po' di melò senza essere smielata e quindi cogliere il meglio del romanticismo duro e puro. Non c'è mai un momento in cui dimentichi il mélange particolare tra orrore autoriale (come nella notte compaia questa figura che sembra un dracula anni '50 ma con il chador) e sentimentalismo tra quelli che sono due drop out (lui è un patito di anni '50, in Iran!).

Ovviamente la premessa in sè non ha senso, cioè quella di un vampiro musulmano, visto che questi possono esistere solo all'interno di un'idea di mondo cristiana ma nulla importa davvero in questo pasticcio rigorosissimo, in cui il vampirismo è il più grande dei pretesti ma anche la più affascinante delle cornici. Perchè nel suo postmoderno ironico in cui mette la tradizione draculesca a contatto con il medio oriente, Ana Lily Amirpour rispolvera il vero e autentico romanticismo legato a queste figure crepuscolari che tutto il resto del cinema moderno (sia Twilight che Van Helsing, sia Underworld che Vampires) ha scelto di accantonare e invece, si veda anche Lasciami entrare, è ancora attualissimo, addirittura adattabile alla moda hipster e a quella visione di mondo.

https://www.youtube.com/watch?v=EH0szMjmdnM

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