[Roma 2013] Patema inverted, la recensione

Girando dalle parti di Upside down, nemmeno questo lungometraggio giapponese riesce a sfruttare a pieno l'ottimo spunto...

Critico e giornalista cinematografico


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Non sarà sfuggito a nessuno che lo spunto su cui si basa Patema Inverted è il medesimo di Upside Down (ci sono due società la cui gravità spinge in direzioni diverse ma due innamorati tenteranno di cambiare tutto), ed è inutile stare a fare discorsi di primogenitura dell'idea (un lungometraggio d'animazione richiede più tempo di un film dal vero per essere realizzato) perchè purtroppo l'opera di Yasuhiro Yoshiura soffre delle stesse difficoltà del film con Kirsten Stewart e Jim Sturgess, ovvero di non riuscire e prendere il proprio spunto e renderlo un film realmente interessante.

Entrambi usano la cornice sci-fi distopica, quella per la quale la società è divisa in ricchissimi e poverissimi assecondando le diverse gravità, ma se il film si concentra molto sul sogno romantico irrealizzabile, il lungometraggio d'animazione giapponese asseconda la naturale inclinazione del genere per le innocenti storie di ragazzi che vogliono cambiare il mondo.

E non si può dire che non ce la metta tutta il film per sfruttare l'idea per la quale i due amanti sono divisi dalla gravità eppure uniti da un sentimento è così forte che gli consentirà di superare la più insormontabile delle difficoltà, tuttavia è anche indubbio come la consueta difficoltà dei narratori giapponesi a sviluppare una trama con chiarezza uccida parte della godibilità del film.

Invece che sviluppare qualcosa di realmente originale Patema inverted preferisce appoggiarsi a regole, stilemi e retoriche narrative ben oliate e quindi anche molto note della fantascienza, di fatto annacquando l'idea delle due gravità in una struttura molto prevedibile.

Quanto si può far credere che il film stia per finire senza che questo finisca per davvero, prima di aver esasperato lo spettatore?

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