[Roma 2012] Mental, la recensione
Una commedia femminista completamente pazza sulla sanità mentale di un gruppo di donne unite contro il conformismo e la prevaricazione maschile...
E' tornato in grande forma PJ Hogan, l'indimenticato regista de Il matrimonio del mio migliore amico. Film più applaudito del Festival. E' un Fuori concorso.
Perché sono rimbombati gli applausi nella sala Sinopoli al termine della proiezione mattutina di Mental?
Perché Hogan è tornato ad essere lo scatenato menestrello di donne squinternate grazie ad una pellicola di trascinante amabilità.
Siamo in una piccola cittadina australiana e le sorti sfortunate di una famiglia di sole donne (madre + cinque figlie) tacciate di insanità mentale e abbandonate dall'uomo di casa (il sindaco della città; Anthony LaPaglia) vengono risollevate dall'arrivo di un'autostoppista sui generis la quale porterà scompiglio, rivoluzione e fierezza nelle bistrattate Moochmore.
L'autostoppista eccentrica (di nome Shaz) aiuterà le Moochmore a riguadagnare un po' di autostima.
Incredibile Toni Collette (musa di Hogan dai tempi de Le nozze di Muriel) nei panni di Shaz, soprattutto quando si produce in un monologo in cui spiega perché tutta l'Australia, sostanzialmente, sia pazza. E' qualcosa che ha a che fare con la Storia della nazione che ha dato i natali a Nicole Kidman.
Il film contiene anche un cacciatore di squali (grande Liev Schrieber) che metterebbe paura al Quint di Robert Shaw, una collezionista di bambole inquietanti e un surfista cantautore cuor contento.
Si ride in modo veramente violento.
Hogan è tornato il cavallo pazzo di un tempo.