[Roma 2012] Le 5 Leggende, la recensione
L'ultima animazione Dreamwork è divertente, visivamente potente ma leggermente schizofrenica tra ritmi e momenti adulti alternati a una frenesia d'azione troppo infantile.
Come può la vita di un ragazzo solitario caduto in un lago ghiacciato e senza memoria come Jason Bourne (riferimento quasi letterale) entrare in contatto con un Coniglio pasquale che sembra un ninja, un Babbo Natale che sembra un taglialegna russo, una Fatina dei denti che sembra un colibrì e la divinità del sogno fatta di sabbia dorata Sandman (Sandy per gli amici)?
Molto interessante e contraddittoria la nuova animazione Dreamworks Le 5 leggende, probabilmente anche grazie alla presenza di Guillermo del Toro alla produzione artistica.
E' comunque chiaro che si tratti dell'animazione che ha preso più spunto dal cinema d'avventura per adolescenti e adulti degli ultimi anni.
Interessante la dialettica tra essere visto-esistere e non essere visto-non esistere. Jack Frost, traumatizzato dal non essere identificato ocularmente dai bambini, sarà pronto, col passare dei minuti, a concepire anche l'esistenza oltre l'apparire (“Pensi che il sole non ci sia quando viene coperto dalle nuvole?” gli domanderà saggiamente Babbo Natale).
Stupenda una sequenza in cui Babbo Natale utilizza una matrioska (oggetto usato anche da Vince Vaughn per la gag più divertente di Vicini del terzo tipo) per descrivere a Jack il concetto di “centro di te”.
Divertenti gli eserciti di aiutanti che sempre più spesso vediamo rubare la scena ai loro capi-star nei film del recente passato. Ci riferiamo a Cattivissimo me e Panico al villaggio. Qui svettano gli elfi pazzerelli di Babbo Natale, l'esercito di uova con gambette e manine del Coniglio pasquale e lo sciame di colibrì dell'adorabile Fata del dentino.