[Roma 2012] Centro Historico, la recensione
CinemaXXI. Film collettivo dedicato alla città portoghese di Guimaraes. Apre bene Kaurismaki e chiude con grazie il centroquattrenne De Oliveira...
Quattro storie, quattro grandi registi europei alle prese con la città portoghese di Guimãraes. E' ancora la sezione CinemaXXI a tenere banco in attesa che il Concorso esploda definitivamente dopo la partenza più scialba di quanto si aspettasse da parte di Takashi Miike.
O Tasquiero di Aki Kaurismaki
Senza parole e piuttosto divertente, l'episodio di Kaurismaki vede un tristissimo ristoratore rendersi conto che la sua attività va a rotoli (un ristorante davanti a lui attira clienti perché sa vendersi meglio). Questo non gli impedirà di andare a ballare e, in un'ultima bellissima inquadratura, mettere fuori dalla porta una ciotola di latte per un micio probabilmente amato.
Il solito eroe kaurismakiano: muto, perdente, dignitoso, generoso.
Lamento de vida Jovem di Pedro Costa
Il povero Ventura si trova vittima di un incubo ospedaliero e mentre fuori i giovani si muovono nella notte agili come pantere, lui si trova in ascensore con un militare, preda di rimorsi e paure.
Statuarie le inquadrature iniziali di giovani portoghesi immersi nella notte e mischiati alla natura. Terribilmente noioso il dialogo astratto tra Ventura e il soldato (immobile e dalla faccia dipinta). Il mio vicino di posto si è addormentato. Cose tipiche da Festival.
Vidros Partidos di Victor Erice
L'episodio più bello. Partendo da una foto degli operai conservata di una storica fabbrica tessile della zona di Guimãraes (1845-2002) ora abbandonata, Erice intervista qualche operaio che ha lavorato lì e che ricorda quella madre cattiva ma sempre presente: la fabbrica. Belle facce, storie lancinanti (la donna che non poteva allattare per via dei ritmi sul posto di lavoro). Gran finale con la cinepresa di Erice che induce sulla grande foto degli operai a mensa che ha catturato la sua attenzione. Incredibile: sembra il finale di Shining. Quei fantasmi del passato ci guardano e sembrano invitarci a entrare nella loro dimora stregata.
O conquistador, conquistado di Manoel de Oliveira
De Oliveira continua con i suoi tocchi esili come quel corto di qualche anno fa in cui due amici si incontravano per strada e, non riuscendo a parlarsi per via delle reciproche telefonate ai cellulari, sceglievano di chiamarsi direttamente al telefono per ovviare al problema. Ebbene, ora il regista di 104 anni (!) decide di fare dell'ironia sulle masse turistiche che assediano i monumenti storici di Guimãraes. La guida, armata di un megafono come un regista vecchio stile (o la mamma McDormand dell'imminente Moonrise Kingdom di Wes Anderson) si scusa con la statua del conquistatore per essere stata conquistata. De Oliveira è un uomo dannatamente felice e si vede da ogni singola inquadratura. Terminare la vita con grazia. Questo sì che è un vero maestro del cinema. E non solo.