Roma 2010 - I ragazzi stanno bene - La recensione

La vita di una coppia di lesbiche cambia quando i loro figli trovano il loro padre biologico. Film indipendente solo sulla carta, ma fin troppo superficiale. E non appassionano neanche le acclamate Annette Bening e Julianne Moore...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo I ragazzi stanno beneRegiaLisa Cholodenko
Cast
Annette Bening, Julianne Moore, Mark Ruffalo, Mia Wasikowska, Josh Hutcherson, Yaya DaCosta       UscitaDa stabilire
 

The Kids are All Right (tradotto in italiano con il letterale I ragazzi stanno bene) aveva tutto per piacermi, essendo passato al Sundance (come Animal Kingdom) e potendo vantare un ottimo cast di attori. Purtroppo, i film non si fanno sulla carta, altrimenti non mi sentirei così deluso. La storia è semplice: i due figli di una coppia di lesbiche vogliono incontrare il donatore di sperma che ha permesso alle loro madri di concepirli. Ovviamente, la scelta avrà delle ripercussioni su tutta la famiglia e metterà a nudo diversi problemi mai affrontati in maniera adeguata.

Dopo poco tempo dall'inizio della pellicola, ci si chiede se il film è solo concept intrigante e nulla più. Ci sono tante risate provocate dall'imbarazzo delle situazioni, che fanno pensare che non ci sia una gran differenza con tante commedie rozze americane (anzi, una scena con la Moore sorpresa poteva tranquillamente essere uscita da un cinepanettone), solo più politicamente corrette.

Anche il confronto familiare tra le due donne protagoniste è da sitcom (se non fosse che una serie come Desperate Housewives è più corrosiva ed è tutto dire), tra differenze nel modo di trattare i figli (conservatore e rigido una, liberale l'altra), baruffe su piccolezze e problemi che si preferisce nascondere sotto al tappeto. A tutto questo, si aggiungono un po' di battutine piccanti. E non è che queste due acclmatissime interpretazioni eccitino più di tanto. Annette Bening alterna toni arrabbiati ad altri più delicati, ma non conquista come dovrebbe. E Julianne Moore offre più risate facili che vere emozioni. Forse, sono tutti eccitati per la mancanza di trucco e per le rughe che si vedono chiaramente sui loro visi.

Intanto, il personaggio di Mark Ruffalo rappresenta il solito catalizzatore che cambia la vita a questa famiglia, con un po' di filosofia spicciola e del buon senso 'contadino'. Quello di Mia Wasikowska invece viene trascurato completamente per quasi tutto il film, mentre sarebbe potuto diventare il punto di vista più interessante.

Ovviamente, gli sviluppi sono banali e prevedibili, mentre il finale è quello di tanti altri prodotti del genere, che vorrebbero far finta di lasciare nel dubbi la spettatore, ma poi puntano sul buonismo più esasperato. E' questo il cinema indipendente che abbiamo amato? Dei prodotti che vogliono piacere a tutti in maniera facile? A questo punto, preferisco Adam Sandler e la sua onestissima volgarità...

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