Rocky Balboa
Rocky, rimasto vedovo dopo la morte di Adriana, gestisce il suo ristorante, fino a quando non gli viene offerto un match esibizione con il campione dei pesi massimi. Anche se è retorico in più punti, un cinema classico da appoggiare…
L’altro è di speranza e fiducia nel fatto che qualcuno che ha dato vita ad una saga così affascinante e popolare possa ancora dire qualcosa di interessante. Praticamente, mostrare effettivamente sullo schermo che l’ultima cosa ad invecchiare è il cuore.
Pur con tanti difetti e momenti poco efficaci, Rocky Balboa è un film da difendere a tutti i costi. Non si tratta, in realtà, di un parere su una semplice pellicola, ma proprio di un’idea di cinema sempre più desueta e che sta andando in pensione, grazie a burocrati che decidono i film da fare basandosi solo su dei numeri. Insomma, se l’idea di pellicola rivoluzionaria è uno 007 con una trama idiota, o una fiaba con personaggi e svolte di sceneggiatura scritte malissimo, allora io mi tengo il vecchio Rocky, banalità comprese.
Quello che non funziona bene è l’interpretazione di Stallone. A tratti è decisamente troppo rigido, quasi come se fosse un’autoparodia. Peraltro, nel prosieguo del film, inizia a diventare un po’ troppo pedante, con alcuni monologhi decisamente retorici (anche se scritti discretamente). E’ un peccato che non si sia conservato lo stile asciutto dell’inizio, ma non è un difetto drammatico.
Anche perché (e questa è una delle chiavi del film) il pugilato diventa quasi una scusa per parlare di sentimenti e idee, piuttosto che uno spettacolo fine a se stesso. Tanto che anche la sequenza di allenamento è meno avvincente di altre occasioni, ma comunque mostra efficacemente il ritorno in forma (notevole) di Rocky.
E che dire del combattimento finale? Si ha l’impressione che manchi qualcosa e che certe visioni del passato siano poco efficaci, anche se è gestito bene (e con un’idea che rende credibile la durata dello scontro). Forse, proprio il fatto che il risultato abbia un’importanza relativa, rende il combattimento meno avvincente, ma è comunque difficile rimanere indifferenti alla fine.
Insomma, se preferite cavalieri adolescenti cicciobelli o agenti di borsa poco credibili, affari vostri. Ma non sottovalutate mai il cuore di un campione…