Robots

Dopo l’enorme successo de L’era glaciale, ritorna l’animazione targata Blue Sky Studios. Il risultato, nella versione originale, è mediocre. In quella italiana, è incredibile...

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Sgombriamo il campo da ogni dubbio. Se c’è una cosa che è impossibile non notare e che rimarrà impressa a tutti dopo la visione del film, è il doppiaggio. Nel quale, come capita sempre in Italia per i cartoni, si alternano professionisti del settore con dilettanti che arrivano dal mondo dello spettacolo. La pratica ha un senso logico, perché negli Stati Uniti le voci vengono fornite da attori celebri (in questo caso, Ewan McGregor, Robin Williams e Halle Berry tra gli altri), che possono ovviamente essere ospitati dai maggiori programmi televisivi con un ottimo effetto promozione. Evidentemente, un’operazione del genere è impossibile in Italia con dei “normali” doppiatori, quindi si sceglie spesso di inserire qualche personaggio celebre, che attiri l’interesse dei mass-media e che magari non risulti troppo inappropriato.
Insomma, è perfettamente comprensibile perché Dj Francesco sia stato contattato per la versione italiana di Robots, ma purtroppo il risultato è sconvolgente. Si tratta, a mia memoria, del peggior caso di celebrità -doppiatore che ho ascoltato negli ultimi cinque anni. E non si tratta neanche di pretendere capacità recitative di alto livello, ma un minimo di dizione sicuramente sì.

Consigliando a tutti di vedere (in qualsiasi modo) la versione originale, bisogna anche dire che la pellicola comunque non mantiene le attese. La storia è molto semplice, fin troppo. Abbiamo il solito giovane idealista, che combatte per realizzare i suoi sogni. La sua famiglia, nonostante sia povera, non gli ha mai fatto mancare affetto e sostegno. C’è il cattivo dirigente d’azienda che pensa solo al profitto (mi diverte sempre pensare ai veri dirigenti delle major quando leggono le sceneggiature con questi personaggi: si riconoscono ogni tanto?) e un gruppo di reietti sfigati e simpatici.
D’altronde, la storia sembra voler scopiazzare qua e là , invece di camminare sulle proprie gambe, con intere sequenze che citano classici del cinema. E se vedere degli omaggi a Cantando sotto la pioggia, Guerre stellari e Il signore degli anelli può anche essere accettabile, due riferimenti chiarissimi a Britney Spears sono decisamente troppi.

Anche la morale è fin troppo insistita. Combatti per ottenere quello che desideri, altrimenti te ne pentirai per tutta la vita. E non ti sottovalutare mai, perché ognuno ha un grande valore. Tutto giusto, ma si possono dire le stesse cose senza essere troppo smielati. Una delle poche scene divertenti vede proprio quello che sembra un discorso di conforto diventare uno spot pubblicitario.

Peccato, perché a livello visivo, senza essere nulla di trascendentale, Robots presenta delle carte interessanti da giocare. La ricostruzione di una città a immagine degli esseri-macchina è infatti debitrice di tanti film del passato, ma si lascia vedere con grande piacere.

Insomma, la delusione è grossa e anche accentuata dalla visione precedente del trailer del secondo episodio de L’era glaciale. Due minuti di spettacolo spassoso, molto più di Robots...

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