Robin War, la recensione

Abbiamo recensito per voi Robin War, il crossover delle serie di Batman volto a celebrare i 75 anni del Ragazzo Meraviglia

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Il termine "idolo", nel linguaggio di tutti i giorni, designa una persona che, scelta da un gruppo di individui, diventa un modello da seguire, dal quale trarre ispirazione. Nel corso degli anni, generazioni intere si sono riconosciute in personaggi della televisione, del cinema e della letteratura: simboli di ideali o autori di gesta eclatanti in grado di smuovere le masse. Nella nuova realtà editoriale DC Comics - nata dopo gli eventi narrati nella miniserie Convergence - un gruppo di ragazzi ha trovato il proprio modello in Robin, il Ragazzo Meraviglia storico assistente di Batman, fondando il movimento We are Robin.

Con il passare del tempo l’iconico costume rosso, verde e giallo è stato indossato da diversi personaggi: il primo assistente del Cavaliere Oscuro è stato Dick Grayson, seguito negli anni da Jason Todd (apparentemente morto durante la brutale storia Una Morte in Famiglia), Tim Drake e Damian Wayne. Tra cadute e resurrezioni i nostri giovani paladini sono spesso tornati con costumi e nomi nuovi e, allo stato attuale, l’unico vero Robin è proprio il figlio di Bruce Wayne: Damian.

Gli adolescenti membri del movimento We are Robin intendono dunque emulare i sidekick di Batman, ma uno di loro viene coinvolto in una rapina che ben presto si trasforma in una mattanza, durante la quale perde la vita un poliziotto del Gotham City Police Department. Sostenute dal Consigliere Noctua, le Leggi Anti-Robin - instaurate per debellare l’inesperto gruppo di aspiranti eroi - vengono adottate dalla comunità gothamita: chiunque sia collegato in qualsiasi modo a quel simbolo di caos e disordine che è ora il marchio di Robin finisce nel mirino della polizia.

Nightwing (Dick Grayson), Red Robin (Tim Drake), Cappuccio Rosso (Jason Todd) e Robin (Damian Wayne) devono dunque allenare questo esercito di ragazzi per scoprire se qualcuno sta tramando nell’ombra così da approfittare della situazione.

Ricordiamo che Bruce Wayne è attualmente fuori dai giochi e il suo posto, come difensore di Gotham, è stato preso dal Commissario Jim Gordon, che ha riempito il vuoto lasciato dall’Uomo Pipistrello indossando un’armatura ipertecnologica.

Queste le premesse di Robin War, primo crossover che ha coinvolto le testate antologiche italiane, edite da RW - Lion, legate all’universo di Batman (Batman, Batman: Il Cavaliere Oscuro, Robin: Figlio di Batman) nella calda estate appena conclusasi. Suddivisa in sei capitoli, Robin War è un’opera corale dal grande impatto che unisce la tanta azione a una profonda riflessione suo concetto di eredità.

Gli autori coinvolti sono Tom King, Tim Seeley, Ray Fawkes, Lee Bermejo e Patrick Gleason, tutti impegnati sulle relative collane. Nonostante la scrittura sia divisa tra più persone, la lettura scorre piacevolmente lungo tutti i capitoli della saga, senza subire particolari cali di tensione o perdere il grande mordente che le viene impressa sin dalle prime pagine. Ogni autore, infatti, ha le sue peculiarità in fase di realizzazione e non le smarrisce quando viene chiamato in causa. Allo stesso tempo il filo conduttore, la logica di certi passaggi e le motivazioni che spingono ognuno dei personaggi a intraprendere questa battaglia resta vivo lungo tutta la vicenda, arricchendosi di quelle sfumature che i singoli scrittori di volta in volta tratteggiano.

Spiccano, per il tono più introspettivo, alcuni passaggi di King e Seeley, che riprendono il tema di famiglia ed eredità che lega ognuno dei Robin al loro mentore, Batman. Il senso di responsabilità e di colpa di Dick, l’arrogante convinzione di Damian, la rabbia e la misantropia di Jason, le capacità investigative e la bontà di Tim: sono tutti elementi caratterizzanti che emergono nettamente e vanno a integrarsi con nuovi personaggi come Dre, Dax, Isabella e Duke che spiccano tra gli aspiranti Robin e si impongono all’attenzione del lettore - e degli originali Ragazzi Meraviglia - per le loro peculiarità caratteriali, in grado di far breccia persino nel cuore duro di Damian.

Discorso analogo può essere fatto per il comparto grafico della storia. Lo stile è eterogeneo e passa dal tratto cartoonesco, fresco e dinamico di Khari Randolph e Alain Mauricet, a quello realistico e plastico di Mikel JaninSteve Pugh e Carmine Di Giandomenico sono protagonisti di un’ottima prova grazie alla loro grande capacità espressiva e all’esplosività delle loro scene d’azione.

Una piccola nota stonata è rappresentata dal lavoro di Scott McDaniel, fa spesso risultare i personaggi abbozzati, perdendo così di chiarezza, precisione e assestandosi un gradino sotto all’elevato livello dei colleghi. Piccole sfumature che non vanno a inficiare la veste di questa saga che, non dimentichiamo, coinvolge un grande numero di personaggi (molti non li abbiamo citati per evitare di rovinarvi la lettura). La difficoltà della gestione di questa moltitudine non sembra rappresentare un limite per gli artisti coinvolti e il crossover trova proprio nella varietà di approccio e nelle diverse soluzioni grafiche una delle sue armi vincenti.

In conclusione, Robin War ci restituisce una fotografia precisa e dettagliata dello status dell’universo di Batman, un contesto al momento privo del suo protagonista, ma popolato da comprimari ricchi di spessore con delle storie molto interessanti da raccontare.

A una prima cerchia di Robin si va dunque ad affiancare una nuova classe di Ragazzi Meraviglia che scalpita, incuriosisce e amplia ulteriormente il ventaglio di possibilità aggiungendo un taglio più giovanile che va a intercettare il gusto delle nuove leve di lettori.

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