Robe of Gems, la recensione

Sotto il segno di Carlos Reygadas, Robe of Gems è un ritratto senza sconti di un mondo crudele, con al centro tre figure femminili

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La nostra recensione di Robe of Gems, disponibile su MUBI dal 20 febbraio

Non stupirà di leggere il nome di Carlos Reygadas tra i co-produttori di Robe of Gems. Il film segna infatti la prima esperienza dietro la macchia da presa per Natalia López, che dell'autore di Post Tenebras Lux è assidua montatrice. E proprio dell'impronta di quest'ultimo, come era forse inevitabile, è pervaso il suo esordio, tramite motivi narrativi e stilistici. L'ambientazione nel Messico rurale, l'incontro /scontro tra poveri e membri delle classi benestanti, con i secondi che arrivano ad occupare i luoghi abitati dai primi. L'enfasi sull'atmosfera piuttosto che sulla narrazione, le lunghe inquadrature estatiche sulla natura. Allo stesso tempo, viene meno la dimensione metafisica, a favore di un'attenzione maggiore su quella sociale.

Mentre sta divorziando, Isabel lascia la città con i suoi due figli per raggiungere la casa di campagna abbandonata della sua famiglia. Ben presto scopre che la sorella della governante, María, è scomparsa. Quando le offre il suo aiuto, tra le due si crea un tacito patto per ritrovare la donna. Nel frattempo, Roberta, la comandante di polizia incaricata delle indagini, cerca di sottrarre il giovane figlio al cartello della droga.

In Robe of Gems ci sarebbe spazio per un intreccio corposo, sviluppato a partire dal mistero della donna scomparsa. Modo per riflettere la realtà di degrado del posto, legata alla presenza del narcotraffico e del frequente rapimento di bambini, in cui cui la bellezza della natura viene minata dallo sfruttamento umano. Al centro, tre figure femminili, in un contesto dominato dalla violenza, da cui, tramite la loro unione, cercano un riscatto. Peculiarità della storia è di fare, di due tra di loro, personaggi non perfettamente esemplari. Isabel viene ritratta come una madre negligente, che trascura i suoi figli per aiutare María nella sua ricerca. Quest'ultima invece, seppur animata da buone intenzioni, sconta il legame col mondo criminale da cui non può uscire. A loro, fa da contraltare Roberta, che lotta e si scontra contro la corruzione del sistema di polizia. Ma tutto questo fatica ad emergere.

La storia di Robe of Gems procede tramite una poderosa dilatazione temporale, configurata da un andamento lento ed ellittico, che richiede grande attenzione e lascia allo spettatore il compito di annodare i fili. Le piccole svolte narrative avvengono sottrotraccia, attraverso improvvisi dialoghi o scene preganti che rompono per brevi istanti l'orizzonte del film. Nel finale alcune questioni troveranno una propria quadra, altre rimarranno in sospeso, lasciando intatto la dimensione del mistero presente fin dall'inizio. Ma il rischio di un cinema di questo tipo è che, arrivati a questo punto dopo tanto tempo, l'interesse sia ormai esaurito.

La regia infatti guarda sempre con distacco le vicende e il mondo al centro del film. Evita qualsiasi vezzo stilistico, per cercare di rendere la crudeltà e l'ineluttabilità del male che lo domina, in cui tutti rimangono invischiati. L'obiettivo poteva essere quello di delineare un'atmosfera dove a emergere sono le sensazioni dei personaggi e il respiro di un intero ambiente. Paradossalmente, però, quest'approccio diventa controproducente: il ritratto risulta sempre freddo verso i suoi personaggi ed edulcorato rispetto alle sue premesse. Così, quando proprio sul finale arriva finalmente una scena visivamente suggestiva, è forse troppo tardi.

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