Il Ritorno del Cavaliere Oscuro: L'Ultima Crociata, la recensione
Abbiamo recensito per voi il prequel di Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, intitolato L'Ultima Crociata, opera di Miller, Azzarello e Romita Jr.
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Il personaggio tratteggiato da Miller era molto più cinico e disilluso rispetto al Crociato Incappucciato che avevamo visto fino a quel momento in azione e i motivi di questa sua trasformazione erano da ricercare in un evento drammatico che aveva determinato il suo ritiro. A colmare questo vuoto narrativo, puntando i riflettori su quel dramma, giunge oggi Il Ritorno del Cavaliere Oscuro: L'Ultima Crociata, prequel realizzato dallo stesso Miller, affiancato da Brian Azzarello ai testi e da un ispirato John Romita Jr. ai disegni. Miller e Azzarello - team creativo impegnato nella scrittura di Cavaliere Oscuro III: Razza Suprema - compiono un salto indietro nel tempo analizzando quelle che sono le cause che hanno portato il miliardario Bruce Wayne ad abbandonare maschera e mantello per ritirarsi alla vita privata.
Intanto, sulle rete nazionali inizia a divampare un focolaio di protesta contro Batman e il suo operato, dopo che per anni la città ha tenuto viva la fiamma della speranza proprio grazie a lui. Ma ciò che preoccupa Bruce più di ogni altra cosa non è Joker o i comitati di madri arrabbiate, bensì un avversario più inesorabile: il tempo. Gli anni spesi a combattere il crimine ora bussano alla porta e chiedono il giusto tributo, ossa tendini e muscoli iniziano a cedere e recuperare da uno scontro diventa sempre più difficile. "Mi sento vecchio, sono più lento, sento la mia mortalità": questa la confessione del nostro eroe alla sua amante Selina Kyle. Da qui nasce l'ossessione per il futuro e la morte che caratterizza anche il personaggio che ritroviamo ne Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. La sua titubanza nel lasciare spazio a Jason Todd è figlia della paura che accompagna ogni genitore troppo protettivo o dell'egoismo di chi non riesce a rinunciare all'adrenalina dello scontro?
Dal canto suo, il Ragazzo Meraviglia è temprato dalle battaglie e dai duri allenamenti cui si sottopone, sviluppando inoltre una furia cieca e dando ciclicamente sfogo alla sua rabbia; un furore che sembra placarsi solo quando il nemico di turno è a terra, e poco importa se sia morto o semplicemente svenuto.
In questo prequel, Miller e Azzarello non tradiscono lo spirito dell'opera prima riuscendo a creare una storia credibile e perfettamente integrata nella mitologia del Cavaliere Oscuro. A differenza de Il Cavaliere Oscuro III, è una lettura molto più densa di avvenimenti e azione, con la narrazione che scorre veloce senza tanti attimi di sosta.
Dialoghi e caratterizzazione dei personaggi non vanno a snaturare il corpus letterario di Miller, anzi, lo ampliano con la giusta cifra stilistica. Lo spazio riservato a Joker, Killer Croc e Poison Ivy ci restituisce dei personaggi credibili e non semplici figuranti messi su uno sfondo, che potrebbe apparire più concettuale che fisico.
Se Joker è ormai un navigato e consapevole manipolatore di menti che con facilità quasi irrisoria si libera dei suoi aguzzini, Killer Croc riesce a lasciarsi alle spalle ogni rappresentazione macchiettistica per apparire in tutta la sua letale imponenza, affiancato dalla femme fatale Ivy, calata in maniera adeguata nella parte.
Tutto funziona a meraviglia in questo nuovo capitolo della saga del Cavaliere Oscuro, anche le matite di John Romita Jr., il quale, libero dalle scadenze mensili, riesce a tornare su livelli molto alti cancellando le prove opache regalate in quest'ultimo periodo (come il suo lavoro su Superman). Pulito, preciso, bravo a curare nei dettagli ogni singola vignetta, Romita è sempre padrone della composizione della tavola e imprime espressività e dinamismo alle sue figure. Le colorazioni di Peter Steigerwald strizzano l'occhio a quelle di Lynn Varley, creando un'insolita continuità cromatica tra i diversi capitoli che piace per il gusto e la sensibilità dimostrati.
Nessuno meglio dello stesso Miller poteva creare un prequel di uno dei suoi capolavori, riuscendo ad aggiungere nuovi elementi senza snaturare la propria creatura. Non sappiamo quanto operazioni del genere possano giovare a capisaldi del fumetto (vedi l'andamento fortemente altalenante di Cavaliere Oscuro III) o se sia preferibile rivolgere l'attenzione verso altri lidi; nel dubbio godiamoci questa splendida storia e apprezziamo il coraggio di chi è disposto a mettere tutto in discussione.