Rise of the Rōnin, la recensione
Rise of the Rōnin è un'opera viscerale nel combat system, ma che soffre di un open world spoglio e di un comparto tecnico scarno
Con Rise of the Rōnin i ragazzi di Team Ninja hanno tentato il grande salto. Gli sviluppatori noti per Dead or Alive, Ninja Gaiden e Nioh sono famosi per saper dare vita a combattimenti intensi e viscerali in ambienti controllati. Corridoi, spazi o arene pensati appositamente per affrontare i propri avversari, come se il gioco fosse una sorta di picchiaduro dove focalizzarsi esclusivamente sul proprio nemico. Con la nuova esclusiva PlayStation, disponibile dal 22 marzo proprio sulla console ammiraglia di Sony, il team punta alla creazione di un open world all’interno del quale svolgere decine di azioni differenti.
Metafore culinarie a parte, nelle ultime settimane ci siamo immersi nel periodo Bakumatsu di Rise of the Rōnin. Abbiamo esplorato in lungo e in largo questo affascinante spaccato del Giappone, ci siamo scontrati contro una miriade di combattenti e, infine, ne siamo emersi vittoriosi. Volete sapere se Team Ninja è riuscito a creare la ricetta perfetta? Indossate il kimono, afferrate la vostra katana e tuffatevi insieme a noi in questo viaggio alla scoperta di Rise of the Rōnin.
C’ERA UNA VOLTA IN GIAPPONE…
Come già accennato, Rise of the Rōnin è ambientato durante il periodo Bakumatsu. Un periodo nel quale assistiamo alla scomparsa della figura del samurai e a un riassestamento generale del Giappone, con l’Oriente che comincia ad aprirsi all’Occidente in seguito all’arrivo della flotta americana guidata dall’ammiraglio Perry. Non tutti, però, sono felici di interagire con questi stranieri tanto arroganti. In questa situazione di tensione, seguiamo la storia di un rōnin in cerca di vendetta. Durante il suo viaggio, incontrerà figure storiche, potrà scegliere di quali fazioni fidarsi e tessere legami che lo aiuteranno nella sua avventura personale. Il tutto mentre il mondo che lo circonda si prepara a cambiare per sempre.
LEGGI ANCHE - Final Fantasy VII Rebirth, la recensione
RINNOVARE, MA SENZA INNOVARE
Il talento di Team Ninja nel creare combat system appaganti, complessi e divertenti è sotto gli occhi di tutti da diversi anni. Esattamente come in Nioh e nel recente Wo Long: Fallen Dynasty, anche in Rise of the Rōnin ci si diverte davvero quanto si estrae la propria lama. L’ultima fatica dei creatori di Ninja Gaiden offre un incredibile sistema di personalizzazione dell’esperienza. Il giocatore non solo deve scegliere quali armi utilizzare, ma anche lo stile da assumere in battaglia. I nemici che incontreremo durante l’avventura, infatti, soffrono di debolezze o resistenza aggirabili modificando la nostra posa. Il combat system ci permette non solo di attaccare e difenderci, ma anche di deviare i colpi dei nostri avversari. Si crea così una danza basata sul movimento, sul cambio di stile e sulla gestione di attacchi e difese in grado di rendere il titolo emozionante come pochi altri.
Rise of the Rōnin ha veramente il DNA dei picchiaduro storici di Team Ninja. Un DNA che rende ogni scontro un piacere, ma che inciampa proprio laddove tenta di innovare.
LEGGI ANCHE - Helldivers 2, la recensione
Esplorare il mondo aperto, infatti, non è mai davvero divertente. Ci si trova a fare e rifare le stesse azioni, senza mai sentire davvero la voglia di farle, ma semplicemente per “pulire la mappa dall’ennesima icona”. La sensazione è quella di essere tornati agli open world di quindici anni fa, con tutto ciò che ne consegue. C’è però un modo per godersi comunque il viaggio: trattare il mondo aperto come una sorta di sandbox per i combattimenti. Molte delle missioni secondarie, infatti, ci portano a scontrarci con gruppi di banditi o potenti guerrieri pronti a ucciderci con pochissimi fendenti. Se vi avvicinate a Rise of the Rōnin con la consapevolezza di trovarvi di fronte a un parco giochi per questi confronti, probabilmente vi godrete maggiormente l’intera esperienza. Se, al contrario, sperate di trovare piacere nell’esplorazione e nella scoperta di luoghi affascinanti, probabilmente ne uscirete delusi.
Le missioni principali possono poi essere affrontate insieme ad altri giocatori. Una scelta interessante, ma che non presenta conseguenze particolarmente interessanti. Rise of the Rōnin è la summa delle capacità di Team Ninja, un team (perdonate il gioco di parole) che nel tempo si è specializzato in una singola caratteristica, tralasciando volutamente altri aspetti della realizzazione di un videogioco. Caratteristica che rende interessante questa nuova avventura, ma che per la prima volta mette in evidenza anche le carenze della celeberrima software house nipponica.
DOLORE E SANGUE
Purtroppo è evidente sin dai primi minuti di gioco: Rise of the Rōnin è un titolo tecnicamente arretrato. Lo è sotto ogni singolo aspetto, dai modelli 3D alle animazione, dalle texture dell’ambiente alla mediocre illuminazione. Il tutto senza considerare i cali di frame, in parte risolti dalla patch del day one, e i continui pop-up di elementi dello scenario. Siamo di fronte a un titolo che sembra provenire da due generazioni di console fa e che finisce inevitabilmente per sfigurare di fronte a opere del calibro di Ghost of Tsushima.
Di solito i giochi che hanno problemi nel comparto tecnico riescono a compensare con quello stilistico. In questo caso, invece, ci troviamo di fronte a un’opera piatta sotto tutti i punti di vista. Il design dei nemici è monotono e sottotono, armi e armature non brillano per design e, in generale, raramente ci siamo trovati di fronte a paesaggi artisticamente ispirati. Un vero peccato, che limita notevolmente l’intero aspetto grafico.
LEGGI ANCHE - Alone in the Dark, la recensione
Ottima, invece, la soundtrack, che regala tracce davvero esaltanti e in grado di emozionarci più volte durante l'avventura. Peccato, però, che il doppiaggio in italiano sia tra i più brutti sentiti negli ultimi anni. In alcuni momenti ci siamo persino chiesti se si trattasse di IA o semplicemente di una svogliatezza generale da parte degli attori. Il nostro consiglio, infatti, è di mettere il prima possibile l’audio in giapponese, lasciando solo i sottotitoli nella nostra lingua. Fidatevi: ci ringrazierete.
RISE OF THE RONIN, IL COMMENTO FINALE
Rise of the Rōnin è la dimostrazione delle capacità di Team Ninja. Raramente ci siamo imbattuti in combat system tanto appaganti, in grado di tenerci incollati al pad con la voglia di fare “soltanto un altro scontro”. Allo stesso tempo, però, l’ultima fatica del team nipponico presenta una trama scialba, un open world monotono e un comparto tecnico arretrato. In poche parole: il sistema di combattimento è l’unico elemento che sostiene con forza il resto della produzione. Una produzione che rischierebbe altrimenti di finire schiacciata dal proprio peso, ma che in questo modo continua a lottare con le unghie e con i denti. Volete un titolo divertente e appagante da giocare? Rise of the Rōnin è quello che state cercando. Da un videogioco cercate anche narrativa, esplorazione e una particolare cura estetica? Allora forse fareste meglio a puntare altrove.