RiME, una forte identità visiva e poco altro - Recensione
Dopo tanta attesa RiME arriva finalmente su PC e console, con l'intenzione di emozionare il giocatore: scoprite nella nostra recensione se con successo
Non potrà non notare colui che avesse giocato The Last Guardian similitudini con l'opera di Fumito Ueda, per la somiglianza dei rispettivi protagonisti ovviamente, ma anche per l'impostazione ludica, quella di un platform, con momenti nei quali saltare e arrampicarsi, con molti enigmi ambientali, da risolvere in varie maniere. Non c'è in RiME un corrispettivo di Trico, che del gioco di Ueda è attore ma anche elemento di gameplay importantissimo, e nemmeno c'è tutto lo studio riguardo, per esempio, la sfruttabilità in chiave di gameplay dell'architettura: l'opera di Tequila Works è molto più basilare sotto questo punto di vista (e vari altri), il che la dice lunga sulle sue qualità espressamente ludiche, perché nemmeno The Last Guardian eccelle sotto questo punto di vista. In comune i due titoli hanno, purtroppo, un sistema di controllo poco preciso, anche se in RiME funziona decisamente meglio che nel gioco di Ueda.
Al giocatore vengono proposte ambientazioni solo in apparenza vaste ed esplorabili: è vero, si viene incoraggiati a ficcare il naso tra una rovina e l'altra, ma le ricompense sono poco importanti, e dallo scarsissimo valore ludico. Quanto impone la progressione è una linearità quasi totale, è sempre abbastanza chiaro il da farsi, a ricordarlo una vispa volpe che è la compagna d'avventura del protagonisti. L'esperienza di gioco fluisce senza particolari intoppi, ci si può ritrovare in difficoltà di fronte a pochi degli enigmi previsti, purtroppo nella maggior parte dei casi più per la loro scarsa ispirazione che per una loro intelligente costruzione. Ricorrono in molti di essi gli stessi elementi, come il giocare con le ombre proiettate da una luce, ricomporre archi per aprire le porte che delineano, utilizzare il potere della voce del protagonista per attivare determinati interruttori. Il potere in questione è una delle poche idee realmente interessanti infilate nella struttura di gioco, ma è purtroppo sfruttata in maniera poco creativa e per nulla stimolante.
"C'è della confusione in RiME, forse data dall'incapacità nell'aver impresso alla produzione una direzione ben definita"[caption id="attachment_173135" align="aligncenter" width="600"] L'uomo col manto rosso apparirà a più riprese, a voi scoprire l'identità[/caption]
C'è della confusione in RiME, forse data dall'incapacità nell'aver impresso alla produzione una direzione ben definita. Ecco allora gli enigmi di solo sufficiente qualità, l'incostanza del legame empatico, il forse eccessivo ricorrere al simbolismo. E' un'opera imperfetta quella di Tequila Works, senza picchi non di eccellezza, ma nemmeno di particolare qualità. Riesce ad arrivare, pur nella sua imperfezione, ma non a tracciare un solco profondo nell'animo di chi ne fruisce, una problematica critica in relazione a quanto vorrebbe essere.