Rim City, la recensione

Abbiamo letto e recensito per voi Rim City, il fumetto di fantascienza targato Radium di DocManhattan e Daniele Orlandini

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Una città sottomarina, una delle ultime roccaforti di sopravvivenza del genere umano in fuga da una superficie terrestre ormai torrida, su cui la vita non è più possibile. Gli uomini si sono rifugiati nelle fosse oceaniche, realizzando, grazie a una tecnologia aliena, rubata a una nave spaziale precipitata anni fa, una vera e propria metropoli subacquea. Poco spazio e poco tempo restano a disposizione della popolazione di Rim City. Ogni cosa deve essere rigidamente regolata e l'autorità veglia sul numero degli abitanti, che si riproducono in maniera programmata, nonché sul loro patrimonio genetico, che deve corrispondere all'umano quasi perfetto e più efficiente possibile.

In questa città claustrofobica quanto tentacolare dove tutti sono biondi, dove la gioia è fornita a comando da macchine stimolanti, dove il malcontento prende la forma di un fanatismo apocalittico autodistruttivo, Kendra è madre, moglie e capitano delle guardie di Rim City, una delle maggiori autorità militari e un soldato e comandante d'elite.

La sua storia inizia alla vigilia dell'ennesimo, contestatissimo tentativo di attraversare il Rim, la fenditura spazio-temporale che staziona nello spazio vicino al pianeta Terra. I velivoli cosmici della stazione orbitale dove si trova l'altro grande gruppo di sopravvissuti hanno sempre fallito in passato nella loro ricerca di un passaggio verso altri mondi abitabili. Nulla fa pensare che questa volta possa essere diverso, ma sperare non costa niente. Inoltre, segnali misteriosi provengono da un'altra zona dell'oceano dove piu nessuno dovrebbe essere sopravvissuto. Qualcuno dovrà verificare al più presto cosa significhino, perché il mare proteggerà quel che resta dell'umanità ancora per poco dal calore incendescente e la missione di Kendra potrebbe essere l'ultima speranza di sopravvivenza per il genere umano.

Rim City è, per temi e contenuti, tutto quel che ti aspetti dall'incarnazione di sceneggiatore di Alessandro Apreda, anche noto come DocManhattan. Innanzitutto un'ambientazione figlia delle grandi passioni del più noto blogger del sottobosco geek della rete, dai videogiochi, al fumetto, al cinema di genere. La città ha un che di Bioshock, il mondo postapocalittico è opposto speculare di quello di Snowpiercer, i riferimenti alla fantascienza degli ultimi trenta o quarant'anni sono mescolati in un universo narrativo interessante, che non manca di frequentare il topos del viaggio spaziale e il paradosso temporale all'indomani di Interstellar.

La narrazione ha un ritmo e una struttura molto classici e incentrati costantemente sul personaggio di Kendra, prima inserita nel contesto della città di Rim City, che ci viene presentata assieme alla potagonista con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni, poi alle prese con le scelte imposte dalla necessità del suo viaggio, con l'abbandono della famiglia, con il bisogno di venire a patti con la propria identità più profonda. Se di nuovo state pensando al film di Nolan, non siete particolarmente fuori strada.

Rim City è un grande calderone di spunti. Ci trovate davvero di tutto, nelle sue novantadue pagine di storia: intrighi reduci della Guerra Fredda, terrori da fine del mondo di oscure sette religiose, odio razziale accennato che trova spazio nella popolazione chiaramente selezionata da un'eugenetica da Brand New World. Forse un po' troppa roba? Forse. Ma per la maggior parte della lettura, Apreda è bravo a fare in modo che, per quanto non del tutto approfonditi, questi aspetti non diventino una zavorra nell'economia della vicenda che ha il vantaggio di essere molto classica nell'affrontare il cammino della sua eroina.

I veri problemi dell'inevitabile mancanza di profondità di alcuni aspetti di una storia così breve eppure colma di elementi disparati e sottotesti si presentano nel tratteggio dei comprimari. La squadra di fedeli soldati che accompagna Kendra nel suo viaggio, come già in chissà quante altre missioni, rimane un gruppo di personaggi abbozzati, un po' stereotipati e senza una vera e propria identità, né individuale né collettiva. Il che non sarebbe un problema se non si rivelasse decisivo per il precipitare degli eventi verso un finale interessante, anche se non proprio originalissimo, che in assenza di una vera e propria spiegazione dei motivi delle azioni di alcuni (e delle convinzioni che dovrebbero fare da retroterra) non è il massimo della soddisfazione, al termine di un volume che incuriosisce, promette molto bene, emoziona in alcuni momenti e certamente intrattiene.

Altro elemento che personalmente non abbiamo trovato del tutto in linea con gli intenti di un fumetto di genere come Rim City sono i disegni del pur bravo Daniele Orlandini. Il giovane cartoonist italiano, fresco di diploma di Scuola Internazionale di Comics, ha qualche saltuaria incertezza nella coerenza delle anatomie del personaggi, su cui si può assolutamente soprassedere, ma il suo è un problema di contesto. Abbiamo sofferto molto, leggendo Rim City, gli elementi riconoscibilmente disneyani del suo stile. Forse manca ancora qualche freccia al suo arco per confrontarsi con una storia di genere così connotata, dai toni che a volte sarebbe anche lecito aspettarsi oscuri e cupi. Siamo certi che il ragazzo si farà o che troverà collocazioni migliori per il suo stile pulitissimo. Troppo pulito, però, per dare a Rim City ciò di cui ha bisogno e che abbiamo intravisto nelle bellissime copertine che inframmezzano i quattro episodi che compongono la storia.

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