Rim City, la recensione
Abbiamo letto e recensito per voi Rim City, il fumetto di fantascienza targato Radium di DocManhattan e Daniele Orlandini
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
In questa città claustrofobica quanto tentacolare dove tutti sono biondi, dove la gioia è fornita a comando da macchine stimolanti, dove il malcontento prende la forma di un fanatismo apocalittico autodistruttivo, Kendra è madre, moglie e capitano delle guardie di Rim City, una delle maggiori autorità militari e un soldato e comandante d'elite.
Rim City è, per temi e contenuti, tutto quel che ti aspetti dall'incarnazione di sceneggiatore di Alessandro Apreda, anche noto come DocManhattan. Innanzitutto un'ambientazione figlia delle grandi passioni del più noto blogger del sottobosco geek della rete, dai videogiochi, al fumetto, al cinema di genere. La città ha un che di Bioshock, il mondo postapocalittico è opposto speculare di quello di Snowpiercer, i riferimenti alla fantascienza degli ultimi trenta o quarant'anni sono mescolati in un universo narrativo interessante, che non manca di frequentare il topos del viaggio spaziale e il paradosso temporale all'indomani di Interstellar.
Rim City è un grande calderone di spunti. Ci trovate davvero di tutto, nelle sue novantadue pagine di storia: intrighi reduci della Guerra Fredda, terrori da fine del mondo di oscure sette religiose, odio razziale accennato che trova spazio nella popolazione chiaramente selezionata da un'eugenetica da Brand New World. Forse un po' troppa roba? Forse. Ma per la maggior parte della lettura, Apreda è bravo a fare in modo che, per quanto non del tutto approfonditi, questi aspetti non diventino una zavorra nell'economia della vicenda che ha il vantaggio di essere molto classica nell'affrontare il cammino della sua eroina.
I veri problemi dell'inevitabile mancanza di profondità di alcuni aspetti di una storia così breve eppure colma di elementi disparati e sottotesti si presentano nel tratteggio dei comprimari. La squadra di fedeli soldati che accompagna Kendra nel suo viaggio, come già in chissà quante altre missioni, rimane un gruppo di personaggi abbozzati, un po' stereotipati e senza una vera e propria identità, né individuale né collettiva. Il che non sarebbe un problema se non si rivelasse decisivo per il precipitare degli eventi verso un finale interessante, anche se non proprio originalissimo, che in assenza di una vera e propria spiegazione dei motivi delle azioni di alcuni (e delle convinzioni che dovrebbero fare da retroterra) non è il massimo della soddisfazione, al termine di un volume che incuriosisce, promette molto bene, emoziona in alcuni momenti e certamente intrattiene.
Altro elemento che personalmente non abbiamo trovato del tutto in linea con gli intenti di un fumetto di genere come Rim City sono i disegni del pur bravo Daniele Orlandini. Il giovane cartoonist italiano, fresco di diploma di Scuola Internazionale di Comics, ha qualche saltuaria incertezza nella coerenza delle anatomie del personaggi, su cui si può assolutamente soprassedere, ma il suo è un problema di contesto. Abbiamo sofferto molto, leggendo Rim City, gli elementi riconoscibilmente disneyani del suo stile. Forse manca ancora qualche freccia al suo arco per confrontarsi con una storia di genere così connotata, dai toni che a volte sarebbe anche lecito aspettarsi oscuri e cupi. Siamo certi che il ragazzo si farà o che troverà collocazioni migliori per il suo stile pulitissimo. Troppo pulito, però, per dare a Rim City ciò di cui ha bisogno e che abbiamo intravisto nelle bellissime copertine che inframmezzano i quattro episodi che compongono la storia.