Riddle of Fire, la recensione
Un'avventura con protagonisti bambini e atmosfere d'altri tempi: Riddle of Fire è il riuscito esordio di Weston Razooli
La nostra recensione di Riddle of Fire, presentato nella sezione Quinzaine des cinéastes del Festival di Cannes 2023
Dopo essere arrivati a casa, i tre accendono la televisione scoprendo però che la madre ha protetto l'accesso con una password a loro sconosciuta. Quest'ultima infatti, relegata a letto da una brutta influenza, non vorrebbe che loro passassero l'estate davanti a uno schermo, ma, dopo le loro lamentele, gli concede due ore di tempo, a patto che le portino prima una torta ai mirtilli. Quello che appare una semplice missione si rivelerà molto più ardua, conducendo a varie traversie finché i protagonisti non incroceranno le strade coi membri della "banda della Lama incantata"
Evidente infatti il trasporto con cui Razooli rappresenti i tre protagonisti e l'abilità nel dirigere i rispettivi attori, concedendo a ciascuno di loro spazio e occasione di emergere con autenticità; così come quella di aver circondato loro di altri personaggi azzeccati, come la piccola Petal, bambina della Banda che non desidera altro che avere qualche amico. Se però il film rimane molto piacevole, è indubbio come l'eccessiva durata (quasi due ore) lo porti a incartarsi un po' nella parte centrale, che vede i protagonisti cercare di recuperare un uovo, necessario per cucinare la torta, ai membri della Lama, mentre questi sono a caccia nel bosco. Qui il racconto si protrae fin troppo e sembra perdere d'interesse, salvo poi risollevarsi in un finale molto emozionante, manifesto della gioiosità infantile.