Ricomincio da TAAAC: la recensione, il Milanese Imbruttito in un'avventura senza pathos

Il Milanese Imbruttito continua a sembrare la brutta copia di Guido Nicheli, il suo secondo film propone un’avventura senza pathos

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Torna la brutta copia di Guido Nicheli, ovvero Il Milanese Imbruttito. Al secolo Germano Lanzoni, nel 2010 inizia a lavorare a questa maschera di capitalista rampante e stakanovista con il collettivo Il Terzo Segreto di Satira (d'ora in poi ITSDS). Funzionale a livello di sketch web da milioni di visualizzazioni (il suo canale Youtube ha 521 mila iscritti), il personaggio comico è arrivato al secondo film dopo il buon risultato di Mollo tutto e apro un chiringuito che, in quel famigerato Natale 2021 falcidiato dal Covid-19, raggranellò l'ottima cifra di oltre 700 mila euro al botteghino italiano.

In quel film Imbruttito andava in Sardegna per aprire il suddetto chioschetto entrando così in contatto con autoctoni diffidenti e sfide ambientaliste. Fuggiva da un'esistenza milanese fatta di aperitivi, fatture, battutine sessiste cercando casualmente in Sardegna un nuovo equilibrio esistenziale nonché slancio imprenditoriale. In Ricomincio da TAAAC! accade la stessa cosa. Non aprirà un chiringuito in Brianza ma farà improvvisamente il rider per Deliveroo (la società inglese ha concesso l'utilizzo del marchio). Prima è stato licenziato dall'azienda in cui era dirigente. Motivo? Imbruttito non era in linea, come il cast artistico e tecnico nell'ultima stagione della quarta stagione di Boris, con le politiche inclusive e ambientaliste volute dalla multinazionale statunitense Blacksun che aveva preso le redini del suo ufficio.

Il collettivo satirico ITSDS, al terzo lungometraggio (l'esordio Si muore tutti democristiani del 2017 era meglio ma passò inosservato) è formidabile nel breve e seriale. Lanciati da Sabina Guzzanti dentro i suoi ultimi esperimenti tv e spettacoli, si sono sempre contraddistinti per una scrittura chirurgica, l'utilizzo di ottimi attori (Walter Leonardi è la loro star; qui fa un'apparizione) e alcuni corti memorabili come quando prendevano in giro Letizia Moratti che gettava ombre sul passato di Pisapia nell'ormai storico Il favoloso mondo di Pisapie (2011) interpretato da Marco Ripoldi (qui appare in un flash pure più fugace di Leonardi).

E qui casca l'asino: Lanzoni non è minimamente all'altezza né di Leonardi né di Ripoldi. Il suo Milanese Imbruttito è cinematograficamente sfiancante perché non cambia mai tono di voce, non ha elasticità facciale, non vive saliscendi emotivi, non sembra mai frangibile o modificabile da ciò che gli succede. In questa sua seconda avventura su grande schermo dopo il successo del primo film lo vedremo essere licenziato dal figlio detto il Nano, lasciare la moglie Signora Imbruttita, diventare brevemente rider e fare squadra con un gruppo di perdenti sociali che però vivono in una cascina periferica che sembra bellissima. Insomma. Un povero ricco (1983) di Pasquale Festa Campanile a confronto sembra un film di Ken Loach. E poi Nicheli: negli anni '80 quel suo grammelot era geniale (“Alboreto is nothing” in Vacanze di Natale nel 1983) esattamente come quel personaggio fedelmente rappresentativo di un'Italia edonista, rampante, felice e arrivista. Oggi sentire l'Imbruttito dire: “Music per le mie ears” mette solo un po' di malinconia.

Il film è un lungo sketch prevedibile, senza emozioni e alcun senso politico, o satirico, collegato all'Italia di oggi.

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