Ricomincio da Me, la recensione

La self made My Fair Lady di Ricomincio Da Me si libera dalla ricerca di un partner ma non brilla lo stesso

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
Ci sono pochi dubbi su quale sia la storia al centro di Ricomincio da Me: non di certo quella di una nuova vita per una donna di quasi 50 anni coronata da un nuovo amore, come sarebbe stato ineludibile anche solo 5-6 anni fa, ma una nuova vita lavorativa in cui la linea sentimentale è un’altra forma di affetto da scoprire, proteggere e coltivare. La commedia sentimentale come la conosciamo non si pratica quasi più e Ricomincio da Me, che ne sarebbe potuto essere un esempio perfetto, forse non a caso non vuole sporcarsi le mani con la ricerca di un partner ma punta a un’altra realizzazione.

La storia infatti è quella di una scoperta di sé stessi, della conquista di una vita migliore e un’affermazione migliore per sé. La protagonista (una volta tanto) è poco considerata non perché donna ma perché non laureata. Ha idee forti, sa metterle in pratica e nei grandi magazzini in cui lavora, meriterebbe una promozione solo che la danno a un altro meno capace perché lui è laureato. L’unione di una fortuita apertura in una grande società di cosmetici e lo zampino del figlio di un’amica (che in quanto giovane sa fare qualsiasi cosa con il computer) la metteranno in condizione di presentarsi al colloquio per una posizione altissima con un curriculum finto all’altezza del quale dovrà comicamente dimostrarsi.

In questa ordinary people tale che fin dall’inizio fa di tutto per presentarsi come tale, la laurea è un oggetto inutile e disprezzato (la protagonista arriverà a definire i laureati “educated people” con l’aria di chi sta dicendo una parolona altisonanti per definire dei deficienti), perché l’unica esperienza che conta è quella a contatto con la vera gente. Anche ai vertici del reparto marketing di una megacompagnia di prodotti di bellezza.

Il film non lo dice né lo sottolinea ma in realtà il motivo per il quale la protagonista riuscirà a competere sarà il fatto che sarà aiutata da diversi laureati e specialisti, come del resto non fa mai notare che la sua scalata non è il trionfo di una popolana che porta ai vertici il suo modo di essere ma di una self made My Fair Lady, che si insegna da sé a diventare come gli altri: vuole interni sofisticati, vuole parti sofisticati, abiti sofisticati e una vita sofisticata e di gusto.

In questo senso è perfetta Jennifer Lopez che quel percorso lo incarna, che ancora porta i segni dei suoi natali ma che si è affermata in un mondo sofisticato e ha dimostrato di saperlo abitare. L’apoteosi populista allora è tale solo nelle parole e nello spunto, perché Ricomincio Da Me non ha l’onestà intellettuale di ammettere di voler fare la rivoluzione con le intenzioni. La sua è la più consueta delle scalate fatte con l’inganno, come la commedia americana ha sempre raccontato (Il Segreto del mio Successo), le scalate al termine delle quali viene scoperto l’inganno ma ormai il nuovo status è stato acquisito e maturato. E purtroppo la trama sentimentale, svicolato l’obbligo della ricerca di un partner, non è che brilli di una luce capace di rischiarare il film.

Continua a leggere su BadTaste