Riabbracciare Parigi, la recensione
Uscita da un attacco terroristico quasi illesa una donna vuole riabbracciare Parigi come metafora del ritorno a una impossibile vita normale
La recensione di Riabbracciare Parigi, il film di Alice Winocour in sala dal 9 novembre
Riabbracciare Parigi è questo, un film che nel raccontare di un personaggio che cerca di venire a patti con il trauma di essere stata coinvolta in un attacco terroristico e aver visto molte persone intorno a sé morire, uscendone quasi illesa. Vediamo questo attacco all’inizio dal suo punto di vista e solo parzialmente. Il nodo del film sta nel fatto che lei non ricorda tutto e noi non abbiamo visto tutto. C’è qualcosa che è successo, alcuni sostengono lei si sia rintanata in bagno non facendo entrare nessun altro, e a un certo punto affiorano delle memorie di una persona con la quale si è nascosta e che le ha dato la mano.
Tutto questo contribuisce per tre quarti a dare un interesse a Riabbracciare Parigi (che non è di certo Un sapore di ruggine e ossa, forse il più riuscito dei film sull’elaborazione di un trauma e l’inizio di una nuova vita). Dei molti obiettivi che si pone il film almeno uno lo centra, quello per l’appunto di raccontare l’impatto di pezzi di ricordi che emergono come fossero nuovi e soprattutto l’esistenza di un tipo di sentimenti, di affetti e di legami che non hanno niente a che vedere con quelli comuni ma che si possono formare solo in un contesto in cui la paura di morire è vicina.