Revolutionary Road

Usa, anni cinquanta. Una coppia apparentemente perfetta mostra tutti i suoi problemi di fornte alle pressioni esterne. Formalmente impeccabile, recitato bene, ma poco sincero e molto costruito...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloRevolutionary RoadRegiaSam Mendes
CastLeonardo DiCaprio, Kate Winslet, Michael Shannon, Kathy Bates, Kathryn HahnUscita30 gennaio 2008La scheda del film

Ancora prima di vederne un fotogramma, il progetto Revolutionary Road risultava decisamente intrigante. C'erano i protagonisti di Titanic, Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, che giocavano con la loro immagine di maggiore coppia romantica del cinema moderno, in una storia che chiaramente di romantico aveva poco. Ma c'era ovviamente anche un'altra coppia fondamentale, quella composta da Kate Winslet e dal regista Sam Mendes, non meno importante. Insomma, molta carne al fuoco per i mass media, dai tabloid più squallidi alle riviste per cinefili col pallino della psicanalisi.

Di sicuro, la confezione è perfetta: grandi attori, un regista premio Oscar, forse il direttore della fotografia più celebrato al momento (Roger Deakins), la scenografa Kristi Zea (che ha lavorato con Martin Scorsese e Jonathan Demme), il montatore di American Beauty Tariq Anwar, il compositore plurinominato agli Oscar Thomas Newman e il leggendario ideatore dei costumi Albert Wolsky (due Academy Award per All That Jazz e Bugsy). Insomma, quanto di più simile a un Dream team cinematografico. Purtroppo, se bastasse mettere insieme tanti ingredienti di pregio per essere un grande cuoco, saremmo tutti dei Gennaro Esposito senza problemi.

Non è, giusto per chiarire, una questione di talenti sprecati. E' difficile sostenere che ciascuno dei nomi sopra indicati abbia fatto un lavoro meno che buono. Eppure, l'insieme non convince e sa tanto di occasione sprecata.
Prendiamo le interpretazioni. Kate Winslet nella prima mezz'ora è incredibile, tanto da farti pensare che sia anche inutile dire che è la migliore attrice della sua generazione, perché rispetto alla concorrenza sta semplicemente su un altro pianeta. Nonostante sia stata protagonista di tante interpretazioni importanti, qui riesce a essere diversa dal solito, con una varietà di scene incredibile, in cui passa da un'enorme sicurezza (le cose che dice al marito quando è arrabbiata) a una profonda incertezza sul suo futuro, per mostrare poi un'autentica gioia nei suoi occhi. Il problema è che la sua interpretazione crolla in una scena nella seconda parte, in cui alterna un riso falso e isterico a un urlo gratuito nel giro di trenta secondi. D'altronde, impossibile prendersela con l'attrice: se il regista ti dice di reagire così, lo fai e poi magari dovrebbe essere chi sta dietro alla macchina da presa ad accorgersi che qualcosa non va.

DiCaprio vuole mostrare un personaggio incerto e che non riesce a comunicare bene il suo amore. Lo fa spesso bene, in un'interpretazione che è facile sottovalutare. Ma è ovvio che la simpatia del pubblico non può andare nei suoi confronti. Tuttavia,  il problema è che questi protagonisti non sono scritti bene come ci si potrebbe aspettare. La Winslet non conquista, perché non le vediamo fare nulla bene (tratta anche male i figli) e non pensiamo che sia un talento sfortunato (quindi, perché dovremmo soffrire per lei?). Con il personaggio maschile, invece, non ci si prendono tanti rischi. E qui, mi viene da pensare a due opere. Una è la recente serie televisiva Mad Men (ambientata sostanzialmente in quegli anni), in particolare per il rapporto familiare del protagonista, che tradisce la moglie in maniera naturale e senza sensi di colpa, mostrando un cinismo poco plateale ma molto efficace. Invece, Revolutionary Road non ha mai il coraggio di andare fino in fondo, ma sostanzialmente (con il solito relativismo cinematografico che va tanto di moda attualmente e che lo rende l'anti Clint Eastwood) ci vuole dimostrare che tutti hanno le loro ragioni e che non c'è nessun vero colpevole. Magari la vita reale è effettivamente così, ma dove sta scritto che debba esserlo anche il cinema?

A questo punto, viene naturale pensare a una pellicola come Chi ha paura di Virginia Woolf?, in cui Elizabeth Taylor (un'interpretazione che probabilmente è stata studiata dai realizzatori di questo film) e Richard Burton (a proposito di coppie reali) si massacravano sullo schermo con parole feroci. Francamente, lo ritengo un tipo di cinema che vuole solo scioccare lo spettatore e che non è invecchiato bene, ma fa impressione notare che 40 anni fa si realizzavano opere più coraggiose di Revolutionary Road.

Per questo, posso capire come mai Michael Shannon, in meno di dieci minuti di apparizione, abbia ottenuto tanti consensi. In un'opera ultraprevedibile e straprogrammata nei minimi dettagli (vogliamo sintetizzare con una parola semplice? Falsa), almeno offre qualche variazione importante in un andamento piatto. Certo, anche qui l'impressione di falsità rimane (la seconda volta in cui compare, sembra proprio che stia lì solo per sconvolgere gli altri partecipanti, piuttosto che creare una scena autentica), ma almeno vediamo qualcosa di interessante. A questo punto, peraltro, non sarebbe stato male studiare anche l'altra coppia di amici dei protagonisti, che chiaramente non se la passano molto meglio.

A livello di regia e di fotografia, di idee interessanti ce ne sono tante. Penso alle immagini magrittiane alla stazione e a come cambiano secondo i mutamenti del personaggio di DiCaprio. Ma tutta questa abilità tecnica non è certo sufficiente per risollevare un film scontato dall'inizio ai vari finali (anche questi, studiati a tavolino). Un po' come capitato con Sette anime e il suo regista Gabriele Muccino, anche qui si ha l'impressione che nel voler raccontare una storia malinconica e sull'incomunicabilità, non si sia riusciti a esprimere bene le emozioni della vicenda e dei suoi protagonisti. Insomma, come capita spesso, un po' meno cervello e un po' più di cuore avrebbero giovato decisamente... 

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