Return to Monkey Island, una lettera d’amore da parte di Ron Gilbert | Recensione

Return to Monkey Island è il perfetto seguito dei primi due capitoli ideati da Ron Gilbert. Un vero capolavoro da giocare e rigiocare

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Chiunque sia nato negli anni Ottanta e si sia appassionato al mondo dei videogiochi non può essere rimasto indifferente all’annuncio di Return to Monkey Island. Dopotutto stiamo parlando della fine di un’epoca. Della conclusione di una saga iniziata nel 1990 e portata avanti con cognizione di causa dal suo creatore Ron Gilbert

The Secret of Monkey Island è approdato sul mercato grazie a LucasArts, raccontando ai videogiocatori una storia carica di mistero e, soprattutto, di umorismo. Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge, uscito nel 1991, non solo ha confermato la bontà del franchise, ma ha alzato ulteriormente la posta in gioco. Una trama più elaborata, puzzle ambientali più strutturati e un tocco di follia semplicemente unico hanno dato vita a un vero e proprio capolavoro. Un titolo che è rimasto nel cuore di milioni di utenti, che da allora cercano in ogni nuova avventura grafica le stesse emozioni.

I due capitoli successivi, rimasti orfani del genio di Ron Gilbert, non riescono infatti a raggiungere il medesimo successo, ponendo fine alla serie nel 2009 con l’uscita di Tales of Monkey Island, sviluppato da Telltale Games. Capirete il nostro entusiasmo quando il 4 aprile 2022 l’autore dell’opera originale ha annunciato l’arrivo di Return to Monkey Island, seguito diretto del secondo episodio, che ancora oggi vanta un finale criptico e dai risvolti metanarrativi. 

Ebbene, abbiamo passato le ultime settimane a navigare per mare insieme a Guybrush Threepwood e alla nostra fidata Steam Deck. Dopo aver raccolto le idee e accantonato i pregiudizi (positivi) legati alla nostra infanzia, siamo finalmente pronti per parlarvi della nuova opera sviluppata da Terrile Toybox, già autori dell’ottimo Thimbleweed Park.

DOVE ERAVAMO RIMASTI?

La storia di Return to Monkey Island riparte proprio dal finale del secondo capitolo, con i due bambini che si trovano al parco divertimenti e che sembrano aver sognato l’intera avventura appena vissuta dal giocatore. Un finale che, come già accennato, è sempre stato criptico, lasciando i giocatori confusi e allo steso tempo incuriositi da quanto visto. Senza rivelarvi come questo elemento narrativo viene risolto, vi basti sapere che presto ci troveremo di nuovo nei panni di Guybrush, deciso a farsi assumere sulla nave del suo acerrimo nemico LeChuck per raggiungere Monkey Island.

Ogni singolo elemento di trama aggiuntivo andrebbe ad anticiparvi una storia ricca di colpi di scena e dannatamente intelligente. Ron Gilbert ha compiuto l’ennesimo miracolo: ha preso quanto di buono visto nei primi due titoli, ci ha aggiunto una spruzzata di metanarrativa e tonnellate del suo umorismo. Non lo nascondiamo: ci siamo davvero divertiti a giocare a Return to Monkey Island. Un divertimento che passa da un semplice sorriso a sonore risate, dettato da una scrittura praticamente impeccabile. Certo, c’è bisogno di aver giocato i primi due titoli per goderne appieno, ma fidatevi quando vi diciamo che ne vale assolutamente la pena.

A sorprendere di più è la costante consapevolezza del linguaggio videoludico che emerge dall’opera di Gilbert. Una consapevolezza che non solo gioca con l’utente attraverso diversi riferimenti moderni, ma che esplode anche sotto il profilo ludico.

Return to Monkey Island

CLASSICO, MA ACCESSIBILE

Com’era lecito aspettarsi, infatti, Return to Monkey Island è un’avventura grafica “vecchia scuola”. Un titolo punta e clicca molto vicino alle opere della LucasArts degli anni Novanta, ma svecchiato di tanti automatismi e pensato anche per un pubblico moderno. Il giocatore dovrà sempre raccogliere oggetti, interagire con diversi NPC e risolvere enigmi ambientali per raggiungere l’area successiva, ma è l’accessibilità a stupire più di tutto. 

In passato se ci si bloccava in seguito a un enigma troppo difficile non c’era altro da fare che chiedere ai propri amici come poter procedere nell’avventura. Al giorno d’oggi, volendo evitare che l’utente finisca su YouTube per trovare un walkthrough al primo ostacolo, c’è bisogno di ragionare diversamente. Ecco che Gilbert inserisce quindi un Libro dei Consigli, ovvero un manuale da consultare ogni volta che si rimane bloccati. In questo modo il gioco fornisce indizi sempre più precisi per il superamento del puzzle, permettendo a chiunque di raggiungere il finale del gioco.

Ma se pensate che sia finita qui vi sbagliate di grosso. Il gioco presenta anche diversi livelli di difficoltà, che modificano dialoghi, oggetti ottenibili e persino il metodo con il quale risolvere gli enigmi. Siete giocatori vecchia scuola? Bene, potete affrontare Return to Monkey Island esattamente come i primi due titoli. Volete un’esperienza più rilassata? Anche in questo caso siete di fronte a un titolo che sa come accontentarvi.

Come se non bastasse, il gioco vanta un ritmo ben preciso che ci permette di raggiungere il finale in circa otto ore, ma se amate Ron Gilbert c’è un piccolo “segreto” che dovete sapere. Se andate in "Impostazioni" e cliccate su “Testi & Lingua” è possibile attivare una Writer’s Cut che aggiunge una valanga di nuovi dialoghi, scene e NPC. La narrazione verrà leggermente più diluita, ma fidatevi: ne vale assolutamente la pena.

Return to Monkey Island

UN’ESTETICA SUPERLATIVA

Tra le principali critiche mosse a Return to Monkey Island c’è il suo comparto grafico troppo differente rispetto a quello dei primi due capitoli. Una critica poco sensata, dato che il design utilizzato all’epoca era stato scelto per necessità e non come effettiva cifra stilistica. Lo stile artistico scelto per questo episodio è invece fresco, innovativo ed estremamente ricercato. Certo, può non piacere a tutti, ma si tratta dell’ennesima scelta scaturita dalla mente di un autore consapevole. Ogni singola schermata di gioco trasuda stile da tutti i pori e ci siamo letteralmente innamorati del design di personaggi e ambienti.

Altrettanto impeccabile il comparto sonoro, che aggiorna tracce del passato e ne inserisce di nuove perfette per accompagnare l’avventura di Guybrush. Guybrush doppiato per l’ennesima volta in originale da Dominic Armato, scelta che ci ha fatto scorrere sinceri brividi di emozione lungo la schiena. Per tutti i non anglofoni nessun problema: il titolo è interamente sottotitolato in italiano. Durante le nostre sessioni di gioco su Steam Deck non abbiamo riscontrato alcun tipo di problema, compresa la batteria della console che ci ha garantito una durata di circa tre ore con l’applicazione avviata.

Sperando che mille parole vi abbiano convinti, preferiamo comunque ribadire l’ovvio: Return to Monkey Island è una gemma di rara bellezza. Un capolavoro al livello dei primi due titoli di inizio anni Novanta. Se avete un PC o siete possessori di Nintendo Switch non dovreste perdere nemmeno un istante: comprate la nuova opera di Ron Gilbert e godetene come ne abbiamo goduto noi. L’unico motivo per non mettere le mani sul nuovo titolo di Terrile Toybox è non aver giocato i primi due episodi, fatto che risulterebbe ancora più grave e al quale dovreste rapidamente porre rimedio. Soprattutto visto il costo irrisorio dei vari capitoli di una delle serie più importanti per il medium videoludico.

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