Resident Evil: Infinite Darkness: la recensione

Claire Redfield e Leon Kennedy ritornano, ma non salvano Resident Evil: Infinite Darkness dall'essere una grande delusione

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Resident Evil: Infinite Darkness: la recensione

Come la capigliatura di Leon Kennedy, Resident Evil: Infinite Darkness è abbastanza improbabile e sempre uguale a se stesso. Si tratta di un progetto che, con molta fatica, dovremmo etichettare come serie tv, anche se in realtà è praticamente un film diviso in quattro parti. Ha origine naturalmente nella immortale saga horror della Capcom, e arriva come quarto progetto in animazione CG sviluppato nel corso del tempo. I protagonisti familiari Claire Redfield e Leon Kennedy potrebbero essere sufficienti ad attrarre i fan della saga di videogiochi, ma con la sua trama confusa e il suo ritmo fiacco, questo è un progetto che potrebbe lasciare in molti delusi.

La serie è ambientata nel 2006, dopo gli eventi di Resident Evil 4. Al centro di Resident Evil: Infinite Darkness c'è un complotto internazionale sul quale si trovano a indagare, anche in parallelo, Claire Redfield e Leon Kennedy. C'è il Penamstan, paese devastato da conflitti e povertà, che diventa terreno per una possibile crisi internazionale tra Stati Uniti e Cina, c'è un attacco alla Casa Bianca, c'è l'ennesima arma biochimica, e ci sono gli zombie naturalmente. Tutto questo raccontato confusamente e senza troppa verve in quattro episodi da mezz'ora.

Per la sua durata e struttura, non è difficile immaginare Resident Evil: Infinite Darkness come un progetto forse nato come film e ricovertito in miniserie tv. Per il resto, struttura e animazione sono uguali a quelle dei film precedenti Degeneration, Damnation e Vendetta.

Nulla in questa serie riesce davvero ad emergere. Al crocevia tra orrore e azione, Resident Evil non riesce a sfruttare né l'uno né l'altro (salvo brevemente in una scena su un sottomarino). La trama è confusa o vaga o già vista, ma in ogni caso raccontata con una seriosità che potrebbe andar bene nelle cutscene di un videogioco, ma è sfiancante se diventa il mood di un'intera serie. I personaggi, seriosi e intaccabili, seguono di pari passo. Nessun carattere emerge, nessun dramma o conflitto proposto – e ce ne sono – ha una sua profondità. E non è detto che debba averne, anzi, ma è lo stesso Infinite Darkness a chiudersi in questo vicolo cieco fatto di assurdi complotti politici e personaggi dall'aura bella e dannata.

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