Reservoir Dogs: Bloody Days, il tie-in di cui nessuno sentiva il bisogno - Recensione

Il punto d’incontro tra Hotline Miami e Super Time Force: la recensione di Reservoir Dogs Bloody Days

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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I tempi dei tie-in mediocri a prescindere, già bollati come tali, da pubblico e critica, ben prima della loro effettiva release, sono finiti da un pezzo. La creazione di prodotti ben più che discreti, tra cui è impossibile non citare gli scanzonati cross-over con i LEGO, fortunata serie interamente sviluppata da Traveller's Tales, unitamente al progressivo abbandono di strategie che prevedessero una stretta sinergia e una forzata somiglianza tra prodotti fondamentalmente così diversi, videogiochi e film per l’appunto, hanno spinto il videogiocatore contemporaneo ad abbracciare un atteggiamento più accondiscendente nei riguardi di produzioni simili, invero sempre più rare nelle line-up di console e PC.

Mai come questa volta, purtroppo, ci siamo pentiti di aver abbassato la guardia, di esserci entusiasmati all’idea di un videogioco che, a distanza di venticinque anni dal debutto nelle sale cinematografiche, recuperasse personaggi e ambientazione de Le Iene, capolavoro senza tempo di Quentin Tarantino.

Nessuno ha pagato per i diritti d’immagine, questo era chiaro sin dalle premesse, ma da Big Star Games, sviluppatore di Reservoir Dogs: Bloody Days, ci saremmo aspettati, quanto meno, un maggior rispetto degli stilemi e dell’atmosfera impressa ed espressa dalla pellicola.

[caption id="attachment_174389" align="aligncenter" width="600"]Reservoir Dogs Bloody Days screenshot Naturalmente ogni Iena si caratterizza per parametri e statistiche uniche e ben distinte.[/caption]

Che le cose non vadano per il verso giusto, del resto, lo si intuisce sin dalla prima schermata, quella che introduce il videogiocatore al breve tutorial alla campagna composta da una ventina di livelli, di rapine per l’esattezza, a cui prenderanno parte i vari Mr. Pink, Mr. Brown, Mr. White e criminosa compagnia al seguito.

L’art design, non solo si distacca completamente dalla fotografia del film, scelta comprensibile e persino condivisibile, ma non brilla affatto, non graffia, non comunica. Si trincera, vigliaccamente, dietro alla mediocrità di colori accesi e di figure dalle proporzioni deformate che rendono ogni scorcio, ogni ambientazione, ogni protagonista assolutamente anonimo, dimenticabile, insipido.

Non fanno di meglio sceneggiatura, dialoghi, regia. Tra una missione e l’altra, semplicemente, si è attoniti testimoni di scialbi scambi di battute tra macchiette che, evidentemente, hanno l’unico compito e scopo di motivare l’ennesima rapina in banca. Nessuno dei personaggi tirati in ballo cerca anche solo lontanamente di scimmiottare le controparti filmiche, con buona pace per coloro che, scioccamente, speravano di trovare almeno un grammo della genialità e del non-sense solitamente elargiti copiosamente nei dialoghi dei film di Tarantino.

"Azione e strategia si fondono insieme in un gioco che alterna i ritmi forsennati delle sparatorie, a quelli più ragionati nei momenti in cui si pensa attentamente alle prossime mosse da compiere."

Potremmo anche chiudere un occhio, ignorando deliberatamente che si tratti di una trasposizione videoludica de Le Iene, non fosse che anche sotto il profilo ludico, Reservoir Dogs: Bloody Days ha il fiato corto, tradisce spesso e volentieri il concept su cui poggia, fa rimpiangere le sue evidentissime fonti d’ispirazione.

Queste sono sostanzialmente due: Hotline Miami e Super Time Force. Del primo, la creatura di Big Star Games recupera la visuale dall’alto, nonché il sistema di controllo affidato ai due stick, uno per muovere il personaggio, l’altro per direzionare la mira. Dal secondo, invece, prende in prestito la gestione del tempo, in relazione ai diversi personaggi presenti contemporaneamente sul campo di battaglia.

In ogni livello dovrete preoccuparvi di rapinare la banca o il negozio di turno, abbattendo a colpi di pistola e fucile la sorveglianza e la polizia che accorrerà in massa non appena scatterà l’allarme. Per contrastare un tale dispiegamento di forze dell’ordine non farete affidamento solo ad un personaggio, ma ne avrete a disposizione sempre almeno due. Non potendoli controllare tutti nello stesso momento, li impersonerete a turno, consapevoli che le azioni intraprese dalla Iena, già mossa in precedenza, verranno ripetute, in tempo reale, anche mentre vestirete i panni del personaggio successivo.

Per intenderci: mentre Mr. Brown è intento ad eliminare una coppia di guardie che gli sbarrano la strada, Mr. Pink può coprirgli le spalle facendo fuori l’agente che, senza il suo provvidenziale intervento, lo avrebbe abbattuto.

Azione e strategia, insomma, si fondono insieme in un gioco che alterna i ritmi forsennati delle sparatorie, a quelli più ragionati nei momenti in cui si pensa attentamente alle prossime mosse da compiere.

L’idea è anche interessante, non fosse che il level design si tradisce fin troppo spesso, presentandoci numerose sezioni in cui, pur dovendo sfoderare un’abilità con il pad sopra la media, si può tranquillamente sgomberare un’area senza l’ausilio di altri personaggi, al di là di quello controllato inizialmente.

[caption id="attachment_174390" align="aligncenter" width="600"]Reservoir Dogs Bloody Days screenshot Alcuni personaggi si sbloccheranno solo sacrificando determinate somme di denaro racimolate durante le missioni.[/caption]

Reservoir Dogs: Bloody Days è un tie-in vecchio stampo, nostalgico e debitore nei confronti di quell’epoca in cui un videogioco tratto da un film era, salvo rarissimi casi, un prodotto da evitare a tutti i costi. Purtroppo, è evidente, non sono mancati solo i fondi per rendere questo esperimento un titolo valido e consigliato anche solo agli amanti della pellicola. Basta guardare l’art design per capire come sia mancata l’ispirazione, la voglia di rischiare, il desiderio di sperimentare. Anche il gameplay, del resto, non propone nulla di realmente nuovo, accontentandosi di mescolare meccaniche ereditate da altri giochi, rileggendole goffamente.

Qualcosa che si salva c’è, perché alcuni livelli dai ritmi particolarmente alti sanno divertire, ma è fin troppo poco, soprattutto considerando che Hotline Miami e Super Time Force fanno cose assolutamente simili, ma molto, molto meglio.

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