Reptile, la recensione

Un'indagine lurida e un uomo ordinario con una vita ordinaria che deve farsi strada. Reptile richiama più la serialità che il cinema

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Reptile, il film con Benicio Del Toro e Justin Timberlake disponibile su Netflix dal 29 settembre

Viene dai videoclip Grant Singer, non ha quindi una formazione né un’esperienza prettamente cinematografica e Reptile, che ha anche ideato con Benjamin Brewer, infatti non somiglia propriamente a un film ma sembra il riassunto di una serie televisiva. Nonostante sia concentrato in circa 120 minuti ha il passo controllato e soprattutto la capacità di curare il contesto delle serie televisive. E lo fa benissimo.

Tecnicamente è un thriller poliziesco in cui un poliziotto indaga una storia tra corruzione della polizia, la morte di una donna, della droga e poi un traffico di case. Ma è il bilanciamento dei pesi tra testo e contesto, cioè tra l’intreccio propriamente detto (quello che anima l’azione) e la quantità di volte che il film indugia su qualcosa di contestuale, a farlo assomigliare alla serialità. La cosa in sé non è un difetto, ovviamente.

Per essere più specifici la serialità detective di riferimento è True Detective, a cui questo film guarda se non altro per le atmosfere e quell’idea di un’indagine sporca e marcia che contamina anche l’umore e la vita dell’uomo che ci si addentra. Ci sono a sorpresa momenti più leggeri, ordinari e quotidiani della vita privata di quest’uomo che entrano nella narrazione in modi che solitamente nei film non vediamo accadere. Si ritrova in Reptile il modo in cui il nero della cronaca lentamente si fa strada addosso ai personaggi che alla fine ne sono fiaccati molto più che all’inizio.

A benedire il film, oltre alle atmosfere, sono gli attori (di nuovo, come accade nelle serie televisive, in cui la recitazione ha un peso specifico anche maggiore di quanto non lo abbia nei film). In particolare Alicia Silverstone e Benicio Del Toro lavorano di grandissima economia e parsimonia per animare questa coppia con gesti minimi e piccoli tratti che dicono moltissimo di loro. Invece Justin Timberlake (che sta nel gruppo dei sospettati), in un ruolo che dovrebbe essere almeno a tratti inquietante, è molto fuori dalla sua comfort zone e si vede, non si trova a proprio agio e fatica a raggiungere l’obiettivo.

Un dettaglio da appassionati di videoclip è che in questo film diretto da un regista di video musicali ci sia forse uno dei ruoli più grandi che negli ultimi decenni il cinema ha dato ad Alicia Silverstone, attrice emersa proprio con un paio di video musicali negli anni ‘90.

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